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Maria Giulia Sergio al telefono coi suoi: “Non portate il gatto in Siria”

di Daniela Lauria |3 Luglio 2015 9:10

Maria Giulia Sergio al telefono coi suoi: “Non portate il gatto in Siria”

ROMA – “Comprate le valigie con le rotelle. Adriano (il gatto) non lo portate, non si può”. Così Maria Giulia Sergio, alias Fatima, la foreign fighter italiana al centro dell’inchiesta milanese che ha portato all’arresto della sua famiglia, parlava via Skype dando istruzioni ai suoi su come raggiungerla in Siria, dove tuttora combatte con il marito.

Al telefono ci sono tutti, la famiglia jihadista napoletana al completo: il papà Sergio Sergio, la mamma Assunta e Marianna sua sorella, arrestati mercoledì a Inzago, in provincia di Milano, dove erano emigrati da Torre del Greco anni fa. Avevano venduto anche i mobili di casa, avevano la valigia pronta: intendevano raggiungere Maria Giulia che dal 2014 è sul fronte siriano ed è stata intercettata per mesi.

“Ma vivremo con te?”, le chiede la madre. “Noooo – risponde lei – io devo vivere con Said (alias Aldo, suo marito) ma posso stare con voi tutte le volte che voglio”.

Quando Fatima dice alla mamma che una volta arrivati in Siria andranno a vivere in una “casa con il giardino, dove puoi fare l’orto”, la donna esulta. E Fatima la asseconda: “Potrete coltivare anche tutta la Siria se vorrete”.

Assunta si preoccupa anche del gatto: “Ma con Adriano (il gatto, ndr) come facciamo? Come lo portiamo? O lo dobbiamo lasciare a qualcuno?”. “No mamma – le risponde Fatima – non si può, ascoltami mamma, il viaggio è troppo lungo, in aereo, in macchina…”. “Hai ragione – si arrende la mamma – già quando l’abbiamo portato a Napoli miagolava sempre“.

In chiusura la mamma si domanda: “Ma Said dov’è?”. “Fa l’hijama”, il salasso, risponde Fatima. Assunta ovviamente non ha idea di cosa parli: “E che è?”, chiede. “Si fanno dei tagli sulla pelle…si mettono dei bicchieri sulla pelle, sottovuoto, che fa uscire il sangue nero, che esce dal corpo”. “E cosa guarisce questa pratica?”, chiedono ancora i familiari: “Tutto tranne la morte, nell’Islam non esiste la medicina, esistono il miele, l’olio d’oliva, questo ci cura, inshallah. Quando venite qui facciamo tutti insieme l’hijama”.

Parole surreali se si pensa che fino ad un anno fa Maria Giulia frequentava la Facoltà di Biotecnologie all’Università Statale di Milano e sognava di fare la ricercatrice per trovare una cura per le malattie neuro degenerative.

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