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Nuova Zelanda: sui fucili il massacro dell’isola di Utoya e il mito della battaglia di Lepanto FOTO

di Maria Elena Perrero |15 Marzo 2019 16:01

Nuova Zelanda: sui fucili il massacro dell'isola di Utoya e il mito della battaglia di Lepanto

Nuova Zelanda: sui fucili il massacro dell’isola di Utoya e il mito della battaglia di Lepanto

MILANO – Dalla battaglia di Lepanto alla strage di Utoya, dallo scontro di Vienna al blitz di Macerata, in un attacco indistinto a turchi, ebrei, musulmani, immigrati tout court: sono molti e anche molto confusi i punti di riferimento di Brenton Tarrant, l’australiano di 28 anni autore dell’attentato terroristico in una moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda. 

Nel suo “manifesto” pubblicato su Twitter e sulle armi usate per uccidere i musulmani in preghiera si legge la pseudo-filosofia con la quale questo giovane uomo con voti bassi a scuola e un passato da personal trainer ha pensato di poter giustificare la propria furia omicida. 

Cita Luca Traini, l’italiano suo coetaneo che il 3 febbraio del 2018 fece un blitz xenofobo a Macerata, ma anche Alexandre Bissonette, che il 29 gennaio del 2017 compì una strage analoga in una moschea di Quebec City, in Canada. Ma sui fucili ci sono anche i nomi di personaggi ed eventi storici. Come quello di Sebastiano Venier, doge veneziano nel 1577-78, noto per aver guidato la Lega Santa (l’esercito di papa Pio V) nella battaglia di Lepanto contro l’Impero Ottomano dell’odierna Turchia. 

Gli ottomani sono i nemici dichiarati che tornano anche in altri spunti per Tarrant, come quello sulla battaglia di Vienna del 1683: anche in quel caso contro l’Impero Ottomano. Un odio, quello per i turchi, che trova ora il suo bersaglio in Recep Tayyip Erdogan: è lui uno dei leader politici citati dal terrorista australiano nella sua lista di “persone da uccidere” insieme alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al sindaco di Londra, Sadiq Kahn, che non è turco ma comunque musulmano. Come musulmani erano i mori sconfitti da Carlo Martello nella battaglia di Poitiers del 732, altro riferimento del killer di Christchurch, e quelli battuti da Gastone IV di Béarn nella prima Crociata (1096).

Tutto si mescola e nulla tiene in questa storiografia disegnata a proprio uso e consumo da Tarrant, che però, come il dilagare delle fake news insegna, può avere grande presa e fascinazione presso un pubblico scarsamente colto e scarsamente interessato ad acculturarsi, proprio come su di lui l’ha avuto il richiamo ad un risorto ordine dei Cavalieri Templari da parte del terrorista xenofobo di Utoya Anders Behring Breivik, a cui lo stesso Tarrant dice di essersi ispirato. 

Fonti: New Zealand Herlad, Daily Mail Australia, Sydney Morning HeraldAgi

 

 

 

 

 

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