Secondo le stesse fonti, lo scorso anno le persone giustiziate erano state 270. Iran Human Rights parla di non meno di 402 esecuzioni capitali nel 2009, con un aumento di oltre il 15 per cento rispetto all’anno precedente. Il numero maggiore di impiccagioni, pari ad oltre il 25 per cento del totale, si sarebbe inoltre registrato in luglio, dopo le manifestazioni post-elettorali che hanno rappresentato il più grande movimento di protesta nella storia trentennale della Repubblica islamica.
L’ultimo a salire sul patibolo in un parco di Mahshar, città sud-occidentale del Khuzistan si chiama Adnan Alboali, di 28 anni. Era stato condannato come ‘Mohareb’ (‘nemico di Dio’) perché riconosciuto colpevole di rapina a mano armata ai danni dei conducenti di alcuni camion, di cui aveva sottratto i carichi. Ad un suo complice sono stati amputati una mano e una gamba in carcere, ha reso noto il procuratore di Mahshahr, Reza Abolhasani.
Una sentenza di amputazione e un’altra di fustigazione, quest’ultima sulla pubblica piazza, erano state segnalate anche un mese fa nel sud-ovest del Paese. Mentre la recente ondata di impiccagioni in pubblico segna una decisa inversione di tendenza rispetto alla politica che era stata seguita negli ultimi due anni. Da quando cioè, nel 2008, era stato deciso di procedere alle esecuzioni capitali solo nelle carceri.
Il regime ha deciso di usare la tecnica del terrore per evitare derive libertarie tra la popolazione e le esecuzioni pubbliche sono uno strumento fondamentale.