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Siria, Aleppo sotto le bombe. Assad nomina un nuovo premier

di Daniela Lauria |9 Agosto 2012 14:10

(Foto Lapresse)

DAMASCO – Scorre ancora il sangue dei ribelli in Siria: l’esercito di Assad avanza nella sua battaglia feroce per il controllo di Aleppo. I ribelli anti-regime dell’Esercito libero (Esl) si sono ritirati da Salaheddin, loro roccaforte nella parte sud-occidentale della città. Lo riferisce l’inviato della tv panaraba al Jazira, Ahmad Zeidan, che si trova sul posto. Altri scontri ci sarebbero stati poco lontano dall’antica Cittadella e a ridosso del centro storico, patrimonio Unesco dell’umanità. Durante gli scontri sarebbe stato ucciso generale Issam Zahr ad Din, capo delle operazioni militari dell’esercito siriano. Intanto una scritta in sovrimpressione sulla Tv di Stato informa che il presidente Bashar al Assad ha nominato come nuovo premier il ministro della sanità Wael al Halqi.

Mentre la tv panaraba al Arabiya annuncia che anche il responsabile del cerimoniale del palazzo presidenziale siriano, Muhi ad Din Muslimani, ha disertato dal regime.

I profughi e disertori siriani che hanno trovato asilo in Turchia sono ora più di 50mila hanno indicato le autorità di Ankara. Con l’arrivo di altre 2.219 persone tra ieri e oggi, il numero complessivo è di 50.227, ha precisato l’ufficio emergenze della presidenza del governo turco. Dall’inizio della crisi la Turchia ha accolto 80.971 persone, di cui 30.744 sono poi rientrate in Siria. I combattimenti ad Aleppo negli ultimi giorni hanno provocato un netto aumento dell’afflusso di profughi.

Testimoni e giornalisti stranieri ad Aleppo hanno confermato quanto affermato in precedenza dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) secondo cui l’aviazione e l’artiglieria governativa hanno bombardato ininterrottamente da giovedì mattina all’alba con forte intensità i quartieri di Salaheddin, Bab al Hadid, al Shaar (a est), Al Sakhur, Sayyed Ali, Maysar, Qadi Askar, tutte roccaforti dei ribelli. Nella sola città di Aleppo, 33 persone sono morte, di cui 24 civili e 9 ribelli. In sedici mesi di rivolta hanno invece perso la vita in Siria più di 21mila persone.

La Casa Bianca non esclude la possibilità di una no-fly zone sulla Siria. “Non ricordo che il presidente abbia mai detto che ci siano opzioni da escludere”, afferma il consigliere per la Sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo della Casa Bianca, John Brennan, rispondendo a chi gli chiedeva se l’opzione di una no-fly zone fosse esclusa. “Il governo americano valuta le situazione e i diversi scenari possibili e in accordo con questi esamina piani di emergenza che potrebbero essere disponibili in determinate circostanze”, ha spiegato Brennan, sottolineando che gli Usa “hanno fatto molte cose a favore dell’opposizione. C’è stata molta assistenza umanitaria. Quello che vogliamo fare è assicurarci chi siano esattamente coloro che ricevono gli aiuti”. Anche se Al Qaeda cercherà di approfittare della situazione in Siria, “se si guarda all’opposizione, la maggioranza non ha legami ed è contraria. Sono siriani che vogliono realmente cercare di riprendere il controllo delle loro vite e del loro futuro”.

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