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Terremoto, Papua Nuova Guinea devastata: saliti a 100 i morti del sisma di una settimana fa

di redazione Blitz |6 Marzo 2018 8:13

La distruzione in Papua Nuova Guinea

La distruzione in Papua Nuova Guinea

PORT MORESBY  –  E’ salito a oltre 100 morti e centinaia di feriti il bilancio del terremoto di magnitudo 7.5 della scala Richter che, una settimana fa, ha colpito la regione degli altipiani in Papua Nuova Guinea, e a cui sono seguite forti scosse di assestamento, fra cui due lunedì di magnitudo 6.

Le scosse hanno distrutto interi villaggi e infrastrutture, causando centinaia di frane che hanno bloccato le strade nel terreno montagnoso. Migliaia sono gli sfollati, rimasti senza cibo né acqua pulita.

Man mano che i soccorsi raggiungono le località più remote, si scopre che il bilancio delle vittime può essere molto più alto di quanto ritenuto. Ad aggravare la crisi, la necessità di disattivare il più grande progetto di sviluppo del Paese, il progetto di estrazione di gas liquido operato dal colosso Usa ExxonMobil, danneggiato dal sisma. Resterà fermo per un paio di mesi per riparazioni. La chiusura degli impianti avrà “un duro impatto” sull’economia, ha avvertito il primo ministro Peter O’Neill .

Intanto gli sforzi di soccorso si espandono lentamente, con milioni di dollari di aiuti dal governo, da ExxonMobil e dagli australiani Oil Search e Santos, che partecipano al progetto. Unità militari australiane e neozelandesi si occupano della distribuzione degli aiuti, mentre dalla Cina il governo e la Croce Rossa hanno promesso assistenza finanziaria.

Ad una settimana dal primo sisma, gli sforzi di soccorso incontrano ostacoli logistici a causa della lontananza delle regioni colpite e diverse agenzie di aiuti si preparano a consegnare gli aiuti per via aerea. Il terremoto ha devastato gli orti di centinaia di migliaia di persone e le frane hanno bloccato e inquinato i fiumi che usano per bere. Ricostruire strade, ponti, scuole e cliniche potrà richiedere anni.

I terremoti sono comuni in Papua Nuova Guinea, che sorge sul cosiddetto “anello di fuoco” del Pacifico, un punto caldo di attività sismica a causa della frizione fra piastre tettoniche. Parte della costa settentrionale del paese fu devastata nel 1998 da uno tsunami, generato da un terremoto di magnitudo 7, in cui rimasero uccise 2.200 persone.

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