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Turchia, il governo si scusa coi manifestanti: non Erdogan, ma il vice Arinc

di Maria Elena Perrero |4 Giugno 2013 20:39

Da sinistra, Bulent Arinc e Recep Tayyip Erdogan (Foto Lapresse)

ANKARA – Il governo turco chiede scusa ai manifestanti di Istanbul. Naturalmente le scuse non sono arrivate dal premier Recep Tayyip Erdogan, in visita ufficiale nel Maghreb fino a giovedì, ma dal suo vice Bulent Arinc, che però, in assenza di Erdogan, è capo del governo ad interim.

Dopo un colloquio con il presidente Abdullah Gul, Arinc ha ammesso errori nella gestione della protesta iniziale contro la distruzione del Gezi Park a Istanbul e si è scusato con i manifestanti ecologisti scesi in campo la settimana scorsa per salvare i 600 alberi del parco, condannati per fare spazio a un centro commerciale.

La durissima e gratuita repressione della protesta aveva innescato una rivolta di massa su scala nazionale del ‘popolo laico’ contro l’esercizio autoritario del potere del premier islamico. Arinc ha annunciato che mercoledì 5 giugno incontrerà i manifestanti di Istanbul.

L’intervento del vice di Erdogan, e l’assenza per buona parte della giornata di dichiarazioni muscolari da parte del premier, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni, sembrano avere un po’ calmato le acque.

A Kizilay, nel cuore di Ankara, teatro degli scontri più violenti degli ultimi giorni, alcune centinaia di manifestanti e un robusto cordone di agenti anti-sommossa si sono fronteggiati senza incidenti per buona parte della giornata. Alcuni manifestanti hanno perfino offerto fiori ai poliziotti.

La notte scorsa invece in diverse città del paese, Ankara, Istanbul, Smirne, Antalya, Antiochia, si sono registrati violenti incidenti, in particolare attorno agli uffici di Erdogan e del suo partito islamico, l’Akp.

Ad Antiochia, vicino alla frontiera siriana, un ragazzo di 22 anni è morto dopo essere stato colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno. E’ il terzo manifestante ucciso dall’inizio della rivolta. Durante i funerali del giovane, martedì 4 giugno, ci sono stati momenti di tensione. La sicurezza è stata affidata ai militari, non alla polizia.

La feroce repressione delle manifestazioni degli ultimi giorni in tutto il paese ha fatto secondo le associazioni mediche 3mila feriti, alcuni dei quali gravi. Il sorprendente bilancio ufficiale reso pubblico da Arinc è invece di 244 poliziotti e 64 manifestanti feriti. Un dato che lascia perplessi davanti all’infinità di immagini diffuse sulle reti sociali di spietati pestaggi di ragazzi a terra da parte degli agenti, accusati anche di avere sparato a tiro teso ad altezza d’uomo i candelotti lacrimogeni.

Dopo i moniti e le condanne già piovuti da tutto il mondo il governo italiano con il ministro degli esteri Emma Bonino ha avvertito Ankara oggi che ”l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia non può essere una risposta accettabile alle proteste”. Il ministro della difesa Mario Mauro ha parlato di fatti ”gravissimi” e ha invitato Ankara a ”rimettere le persone al centro delle sue preoccupazioni”.

Dopo la prudente apertura di Arinc, spinto da Gul, oggi volto moderato del partito islamico di Erdogan, c’è attesa nel popolo di Ataturk, sceso in piazza contro il ‘sultano’ Erdogan, per le prossime mosse che farà il governo. La giornata è parsa soprattutto di attesa, fra un possibile riflusso del movimento o una ulteriore radicalizzazione. Oggi, martedì 4 giugno, è sceso in campo anche il sindacato della funzione pubblica Kesk, che ha proclamato due giornate di sciopero di ”avvertimento” al governo. ”Il terrore esercitato contro manifestanti pacifici – ha accusato – minaccia la vita dei civili”. L’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha chiesto indagini ”tempestive, complete, indipendenti e imparziali” sulla violenza della polizia.

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