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Il cibo costa sempre di più: prezzi ai massimi storici, l’allarme Fao

di luiss_smorgana |5 Gennaio 2011 19:02

Toccano record storici i prezzi dei prodotti alimentari a dicembre a livello globale, secondo quanto rende noto la Fao. L’organizzazione rassicura che il mondo non è di fronte ad una nuova crisi, come quella del 2007-08, ma la situazione è ”allarmante”. L’indice Fao, che si basa su un paniere composto da materie prime come grano, riso, carne, prodotti caseari e zucchero, a dicembre è balzato a 214,7 punti, in rialzo del 4,2% rispetto a novembre.

Il balzo di dicembre dell’indice Fao dei prezzi dei prodotti alimentari ha superato il picco più alto registrato durante la crisi del 2008 nel mese di giugno quando l’indice dei prezzi volò a 213,5 punti. Il record di dicembre conferma una preoccupante tendenza al rialzo iniziata nel mese di marzo. Ad ottobre l’indice ha superato la media del 2008 (191 punti) e ora sta continuando a crescere segnando proprio a dicembre il nuovo record degli ultimi 20 anni. Tuttavia la media dell’indice dei prezzi per il 2010, si ferma a 179,1 e resta ancora inferiore alla media del 2008. A pesare sull’incremento dell’indice medio dei prezzi dei prodotti alimentari sono commodity come lo zucchero, la carne, i semi oleosi e le materie grasse. In particolare lo zucchero nel mese di dicembre è schizzato a 398 punti, superando di oltre il 100% il livello dei prezzi medi del 2008 (182). Un effetto determinato in particolare dalle politiche dell’Unione Europea che negli anni scorsi ha tagliato drasticamente la propria produzione di zucchero, solo in Italia sono stati chiusi 15 stabilimenti su 19 e tagliato 1 mln di tonnellate di produzione. La Fao comunque evita allarmismi sottolineando che un cereale importante come il riso resta ampiamente al di sotto dei massimi e il riso e’ il cibo base per la maggior parte delle popolazioni africane e asiatiche.

Secondo la Fao a determinare l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari sono essenzialmente le restrizioni all’export dei cereali imposte da grandi paesi produttori come Russia e Ucraina e dalla debolezza del dollaro che e’ la valuta di riferimento degli scambi delle principali materie prime alimentari.

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