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Articolo 18. Camusso attacca, Fornero: “Linguaggio da brutto passato”

di Emiliano Condò |19 Dicembre 2011 18:20

Il ministro Fornero (LaPresse)

ROMA – ‘La reazione” dei sindacati ”non la capisco, e mi preoccupa anche molto, non sul piano personale, ma per le sue implicazioni per il Paese”.  Elsa Fornero, si prepara ad uno scontro coi sindacati che già appare inevitabile. Il terreno è quello delle possibili modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Quando e come ancora non si sa: non c’è un testo, ma già ci sono le trincee.

In una c’è il ministro del welfare che legge le dichiarazioni a mezzo stampa del leader della Cgil Susanna Camusso e sbotta:  ”Sono rimasta dispiaciuta e sorpresa per un linguaggio che pensavo appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi”. E ancora, stigmatizzando una ”personalizzazione dell’attacco che non fa merito a chi lo ha condotto”, Fornero aggiunge: ”Sono rimasta dispiaciuta e sorpresa per un linguaggio che pensavo appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi”.

Nell’altra ci sono tutti i sindacati, ma ad andare giù più pesante è proprio la Camusso che a mezzo stampa cerca di colpire Fornero dove fa più male: “Tanta violenza non me l’aspettavo da una donna”.

Il ministro sa che dopo lo scontro verrà anche il momento dell’incontro, più che probabile prologo a nuovo scontro,  e spiega: con i sindacati ”possiamo vederci a gennaio, ma anche prima; per quanto mi riguarda io non ho preclusioni”, ma è necessario che ”altri” non abbiamo ”preclusioni”.

Gli “altri” di cui parla il ministro, però, di preclusioni sull’articolo 18 sembrano averne diverse. Parlano lingue diverse e sembra non stiano neppure trattando lo stesso problema. Così la leader della Cgil Susanna Camusso, dopo aver parlato di governo folle, il giorno dopo  spiega: “L’articolo 18 è una norma di civiltà. Questa norma dice che nessun  datore di lavoro può licenziare qualcuno perché gli sta antipatico, perché non ha opinioni, perché è iscritto a un sindacato o fa politica. E’ importante che rimanga perché è un deterrente”. ”Lo dico con brutalità- ha aggiunto la Camusso attaccando direttamente il ministro – Bisognerebbe scendere dalla cattedre e misurarsi con i problemi del Paese reale, fatto di tanti senza lavoro, di cassa integrazione e di giovani precari che non hanno continuita’ di reddito”.

E una volta tanto anche gli altri sindacati hanno posizioni analoghe a quella della Cgil. Raffaele Bonanni della Cisl : “Questa storia di voler mettere mano all’articolo 18 proprio non la capisco. Sembra si voglia aizzare la gente alla protesta. Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo, a 12 ore dall’approvazione della manovra già si aizza la gente su una materia così complessa. La precarietà è il frutto della flessibilità pagata male. L’esecutivo si deve rendere disponibile a pagare di più il lavoro flessibile”.

 

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