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Crediti imprese, urge decreto, cosa aspetta Monti? Confindustria delusa

di Warsamé Dini Casali |31 Ottobre 2022 15:00

ROMA – Crediti alle imprese. C’è il sì europeo che autorizza a sforare un po’ sui conti, c’è l’indicazione di 40 mld (20 a fine 2013, 20 nel 2014) come tetto massimo stabilita dal governo Monti. Manca, invece, il decreto legge di cui resta solo l’annuncio del Consiglio dei Ministri, mancano all’appello altri 30 mld. (secondo stime prudenziali il debito della PA è di 70 mld.), manca ancora un voto del Parlamento per prendere atto e avallare l’attenuazione dei vincoli del Patto di Stabilità. Se il quotidiano Libero attacca a testa bassa Monti parlando di “bluff del professore”, il comunicato di Palazzo Chigi lascia più di un dubbio anche per gli analisti del Sole 24 Ore del 22 marzo.

“Sui 40 mld totali, quanto andranno direttamente al pagamento dei debiti verso le imprese fornitrici? Come avverrà la raccolta delle risorse da distribuire? Perché non è stata sfruttata interamente, quindi con plafond più ampio, l’apertura arrivata da Bruxelles?”

Più chiaro ancora è stato il presidente di Confindustria:

“Non era quello che volevamo.Siamo un po’ delusi dal fatto che il governo non abbia provveduto a prendere il provvedimento nella sua interezza. Aspettiamo di vedere quali saranno le procedure”.

Le stime di deficit passano dal 2,4 al 2,9%: secondo Monti si tratta di un percorso di credibilità come lascito per il prossimo governo. Secondo alcuni, visto che il 3% di rapporto deficit/Pil rimarrebbe immacolato, poteva pensarci anche prima, magari insistendo con più forza a Bruxelles per liberare i Comuni dalla camicia di forza dei vincoli di bilancio.

Qualche perplessità non hanno nascosto nemmeno i politici impegnati a Bruxelles nelle commissioni, come Antonio Tajani (commissario all’Industria, Pdl),  che si limita a uno stringato commento positivo, sollecita tempi più stretti, i due anni di cui si parla ma per “tutto l’ammontare del debito pregresso”. Comunque, questi sono i passi previsti dall’attuale governo.

Prima il Parlamento deve autorizzare la relazione del Governo dove si certifica la modifica dei saldi che aggiornano gli obiettivi di finanza pubblica. Quindi, incassato il sì del Parlamento, si procederà all’emanazione del decreto legge che illustrerà le modalità di pagamento. L’impatto sulla crescita stimato dal Governo considera un effetto positivo nella seconda parte del 2013, uno 0,5% di Pil che limiterà l’arretramento previsto a -1,3%. Nel 2014, invece, agganciando un incoraggiante crescita dello 0,8%, la crescita arriverà all’1,3%. Ma sarà questo o il futuro Governo a fare il decreto?

Il “lascito” montiano autorizza a pensare che il premier abbia messo le mani avanti e che, presume, la palla sarà passata al prossimo esecutivo, di cui peraltro è impossibile scorgere un profilo all’orizzonte. La questione non è irrilevante, tanto più che il ministro Passera, che l’anno scorso si era intestato la responsabilità di chiudere la questione debiti alle imprese, ha preferito rinunciare alla conferenza stampa, dopo che in Cdm non era passata la sua proposta perché il decreto fosse pronto già per mercoledì prossimo senza ulteriori indugi.

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