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Def, pubblicato documento: tagli alle spese, privatizzazioni, clausola riforme

di FIlippo Limoncelli |11 Aprile 2015 13:53

Renzi e Padoan (LaPresse)

ROMA – Ufficialmente pubblicato il Documento di economia e finanza (Def) da parte del Tesoro: il testo approvato nella serata di venerdì 10 aprile dal Consiglio dei Ministri che contiene le linee guida sulla politica economica del governo.

L’obiettivo del programma di revisione della spesa pubblica e di riduzione delle tax expenditures (detrazioni fiscali) è quello di “recuperare efficienza nell’azione della Pubblica Amministrazione e di riallocare e contenere la spesa pubblica secondo una visione organica”. Al di là delle misure già annunciate con il decreto sul bonus Irpef e la scorsa Stabilità, “si aggiunge il piano di tagli di spesa e di riduzioni di agevolazioni fiscali è in corso di approvazione da parte del Governo.

Nella parte programmatica, come riporta Repubblica, si elencano le aree di intervento:

  • Per quanto riguarda gli enti locali (comuni, regioni e aziende sanitarie) […] si provvederà a: a) allineare le regole del patto di stabilità interno a quelle europee; b) utilizzare i sistemi di costi standard e fabbisogni standard (o livelli di servizio) per determinare le risorse disponibili alle singole amministrazioni; c) rendere disponili on line e facilmente consultabili i dati di performance e di costo delle singole amministrazioni.
  • Per quanto riguarda le aziende pubbliche partecipate si attueranno (…) interventi legislativi mirati a un’ulteriore razionalizzazione e miglioramento dell’efficienza delle aziende partecipate. Particolare attenzione verrà data ai settori del trasporto pubblico locale e della raccolta rifiuti, che soffrono di gravi e crescenti criticità di servizio e di costo.
  • Per quanto riguarda la pubblica amministrazione centrale le priorità saranno: a) una revisione approfondita e analitica dei circa 10.000 capitoli di spesa verificandone l’utilità e l’efficienza; b) la riorganizzazione delle strutture periferiche dello stato centrale, sfruttando il veicolo legislativo della legge delega di riforma della PA, creando un nuovo modello di servizio più efficiente ed efficace. Un elemento importante di questa riorganizzazione sarà la razionalizzazione degli spazi occupati dalla PA (si parla di ‘federal building’: un solo edificio per la presenza pubblica su un territorio circoscritto)
  • Per quanto riguarda gli acquisti della PA si procederà a completare il processo di razionalizzazione delle stazioni appaltanti e delle centrali d’acquisto
  • Per quanto riguarda il recupero del tax gap e le tax expenditures le priorità sono: a) il completamento dell’attuazione della delega fiscale con particolare attenzione alla creazione di un sistema di tracciabilità telematica delle transazioni di business: fatture e corrispettivi giornalieri; b) la razionalizzazione delle tax expenditures, demarcando chiaramente le aree di possibile intervento.
  • Per quanto riguarda gli incentivi alle imprese, si effettuerà una ricognizione ai fini della loro razionalizzazione.

Privatizzazioni. Il governo ricorda di aver già emanato i decreti per vendere il 40% delle Poste e il 49% dell’Enav. Le maggiori novità, in prospettiva, riguardano la cessione di STMicroelectronics (semiconduttori e chip): essendo compartecipata dall’azionista pubblico francese, dovrà essere ceduta a un soggetto pubblico. E il Def mette nero su bianco quanto si vociferava: “Tale soggetto è stato individuato nel Fondo Strategico Italiano (Società del Gruppo Cdp) o sue controllate”. Avanti poi anche con le Ferrovie dello Stato: le privatizzazioni annunciate “porteranno 0,4 punti percentuali di Pil nel 2015, 0,5 nel 2016 e 2017 e 0,3 nel 2018”.

Conto economico, meno spese per interessi. Le previsioni tendenziale pubblicate nelle tabelle della seconda sezione danno alcune idee di massima delle dinamiche di spesa. Ad esempio, si vede il combinato disposto dell’azione del Quantitative easing della Bce e del miglioramento del clima di mercato sull’esborso per interessi: le uscite a servizio del debito sono viste in calo dai 75,1 miliardi del 2014 ai 69,3 miliardi del 2015, per poi risalire leggermente l’anno prossimo a 71,2 e quindi riprendere un cammino discendente. Nel 2019, la quota sul Pil è vista al 3,7%: un punto percentuale in meno dello scorso anno.

La clausola delle riforme. Una delle leve che il governo vuole sfruttare in sede europea, per avere maggior flessibilità, è la clausola delle riforme. In pratica, si tratta di chiedere a Bruxelles più tempo per aggiustare i conti, ma perché nel frattempo il Paese è impegnato in riforme che nel medio-lungo termine porteranno benefici economici e quindi bilanci più in equilibrio. Ecco allora che il Def dettaglia quanto ci si aspetta di avere, in termini di impatto sul Pil, dalle riforme strutturali: “Rispetto ad uno scenario ‘base’ di assenza di riforme risulta pari all’1,8 per cento nel 2020, al 3,0 per cento nel 2025 e al 7,2 per cento nel lungo periodo”, dice il Documento. Si entra poi nello specifico, cioè si fa riferimento alle sole riforme che sono ritenute utili al fine di attivare la clausola di flessibilità europea. In soldoni, quanto spazio Bruxelles potrebbe ammettere evitando di stringere ulteriormente i cordoni per abbassare il deficit strutturale: rispetto allo scenario base si parla di 0,4 punti percentuali di Pil nel 2016, che salgono a 1,8 nel 2020 e via via come in precedenza. Quindi, se i conti torneranno anche alla Commissione Ue, ci saranno gli oltre 6 miliardi di spazi da prendere che insieme ai 10 miliardi di spending review sterilizzerebbero le clausole di salvaguardia, evitando gli aumenti di Iva e accise per il prossimo anno.

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