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Elsa Fornero alla proiezione del film sugli esodati: “Sono distrutta”

di Warsamé Dini Casali |29 Novembre 2017 11:40

Elsa Fornero "distrutta" dopo la proiezione sul film "L'esodo"

Elsa Fornero “distrutta” dopo la proiezione sul film “L’esodo”

ROMA – Elsa Fornero alla proiezione del film sugli esodati: “Sono distrutta”. Italiani impoveriti dalla crisi e rottamati dalle manovre economiche salda debito, “esodati” per legge dalla scure del governo Monti: di questo parla il film “L’esodo” di Ciro Formisano, i volti e le voci di chi improvvisamente s’è ritrovato senza lavoro e senza pensione. Alla presentazione del film a Torino c’era però un ospite ingombrante, l’ex ministro del Lavoro di quel governo, Elsa Fornero, la madre di quella riforma, il carnefice con la lacrima facile, per i più severi nel giudicarla.

Il cronista di Repubblica la descrive “impassibile”, ma anche emozionata (si morde le labbra, “tormenta un foglio”) durante la visione. Quando si riaccendono le luci riesce solo a dire, con la voce un po’ rotta, “sono distrutta”. Vorrebbe andar via, ma alla fine resta per un piccolo confronto nella sala della Cascina Roccafranca. E quel “sono distrutta”, lascia il posto a un’autodifesa più argomentata.

Non sa dire se il film le sia piaciuto, certo l’ha colpita. Ma brucia di più quell’esser stata lasciata da sola, quel dimenticare il contesto disastroso dei conti pubblici del 2011. “Che stupidi questi professori a credere che fosse necessario far qualcosa per salvare il Paese – ha constatato amaramente – Dovevamo pensare che avesse ragione Berlusconi, i ristoranti erano pieni e dovevamo continuare a indebitarci, ma avremmo fatto la fine della Grecia che oggi sta peggio dell’Italia”.

Di fronte a una platea ostile ma educata può togliersi qualche macigno dalla scarpa: “Pensavo potessimo fare il bene del Paese però il partito Democratico, cui pur non essendo mai stata iscritta mi riferivo, mi ha sempre impedito di spiegare la nostra posizione. Nelle loro feste durante il corso del governo tecnico non mi hanno mai invitato per spiegare le ragioni della mia riforma”.

Infine, il congedo: “Non farò più il ministro, nemmeno se qualcuno me lo venissero a chiedere in ginocchio”. Una preghiera già esaudita da un pezzo.

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