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Ema, Milano e governo fanno ricorso contro Amsterdam alla Corte UE

di Maria Elena Perrero |30 Gennaio 2018 20:23

La sede dell'Ema a Londra (Foto Ansa)

La sede dell’Ema a Londra (Foto Ansa)

MILANO – Dopo gli ultimi dettagli sulla insufficienza della sede provvisoria dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, approntata ad Amsterdam, il governo italiano si prepara a fare ricorso, attraverso l’avvocatura dello Stato, presso la Corte di giustizia europea. Il ricorso chiederà alla Corte di verificare se la decisione su Amsterdam non sia da considerarsi viziata da informazioni incomplete sulla sede della agenzia. Il ricorso, ribadiscono fonti di Palazzo Chigi, appare doveroso in seguito alle notizie apparse il 29 gennaio circa la sede destinata a ospitare l’Agenzia. Parallelamente, confermano le stesse fonti, anche il Comune di Milano presenterà un ricorso al Tribunale di prima istanza cui può rivolgersi chi è “direttamente coinvolto” da decisioni europee.

All’indomani della notizia che non solo Amsterdam non sarà pronta all’assegnazione della sede dell’Agenzia del farmaco, a fine marzo 2019 (appena la Brexit diventerà operativa), ma anche che la sede provvisoria è insufficiente per ospitare tutti gli uffici di Londra, l’Italia si scalda, nella speranza di annullare così quel sorteggio che ha scelto Amsterdam come sede dell’Agenzia europea del farmaco dopo Brexit. 

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha spiegato di aver avuto assicurazione dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: “L’ho chiamato e gli ho detto: è il momento di essere aggressivi. Da quello che mi ha detto, e senz’altro sarà così, oggi parte il ricorso”. Spiega che la rabbia non serve a nulla, ma chiede al governo di alzare la voce.

La Commissione europea, dal canto suo, ha fatto sapere che la decisione è stata dei 27 Stati membri e non c’è nulla da aggiungere. Ma il ricorso del governo italiano alla Corte di Giustizia europea “partirà entro mezzanotte”, ha chiarito Sala a Skytg24 aggiungendo che “oggi è l’ultimo giorno”. “E’ difficile – ha aggiunto – ma io insisto che si deve provare” a far ottenere a Milano la sede di Ema.  “E’ ridicolo che adesso gli olandesi tirino fuori un piano C”, ha detto ancora.

Il sospetto che Amsterdam non fosse pronta ad ospitare l’agenzia europea del farmaco Ema, dopo averla strappata a Milano per un soffio, è dunque diventato una certezza: l’edificio ancora non c’è, e il trasferimento di tutto il personale e le attività da Londra è destinato a subire ritardi e costi supplementari. A lanciare l’allarme è stato lo stesso direttore esecutivo dell’Ema, Guido Rasi.

L’Ema dovrà essere operativa ad Amsterdam dal primo giorno della Brexit, cioè il 30 marzo 2019, ma “il palazzo finale non sarà pronto per allora e quindi dovremo andare in una sede temporanea nella città”, spiega Rasi. “Questo doppio trasferimento ci costringerà a investire più risorse, e prolungherà il ‘piano di continuità’, ovvero impiegheremo di più per tornare alle operazioni normali”, ha aggiunto. Nelle ultime settimane Rasi ha discusso con le autorità olandesi del palazzo temporaneo, bocciando le proposte iniziali.

Gli olandesi hanno quindi dovuto cercare un’altra soluzione, che però “non è quella ottimale”. Perché “abbiamo solo metà dello spazio rispetto ai locali di Londra”. Ma siccome il tempo stringe, “anche se questi edifici non sono ideali, sono la migliore opzione in base alle attuali costrizioni temporali”.

Lo spazio di manovra è molto stretto, ma una possibilità, almeno sul piano della discussione politica, potrebbe venire dal Parlamento europeo. “Se non fosse d’accordo con il Consiglio” sulla sede – ha detto il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi – “allora si aprirebbe una discussione fra le due istituzioni”.

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