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Imu, costituzionalità a rischio? I dubbi dei tecnici della Camera

di Maria Elena Perrero |11 Aprile 2012 12:22

ROMA – Imu a rischio incostituzionalità? I tecnici della Camera pongono il problema, per pagare qualsiasi tassa bisogna che la legge stabilisca in anticipo e in maniera dettagliata entità degli importi e modalità di pagamento. L’articolo 23 della Costituzione prevede una riserva di legge che potrebbe rivelarsi un macigno per l’applicabilità della nuova tassazione sugli immobili. “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”, recita il dispositivo e il fatto che un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri calendarizzato a dicembre per ritoccare o confermare aliquote e detrazioni, sembra collidere con lo spirito costituzionale.

In particolare, le modifiche su aliquote e detrazioni sull’ubicazione principale, come per i fabbricati rurali terreni, prevedono che sia proprio lo strumento del decreto a renderle definitive a garanzia che un gettito complessivo dell’Imu non si discosti dagli impegni per la riduzione del debito pubblico.

Nel dettaglio si legge: “Le norme in materia di Imu, inserite dal Senato nel dl fiscale, che consentono di modificare l’importo delle aliquote di base e della detrazione con uno o più Dpcm, andrebbero valutate con riferimento all’articolo 23 della Costituzione, che prevede una riserva di legge ai fini dell’imposizione di una prestazione personale o patrimoniale”. Lo sottolinea il Servizio Studi della Camera nel dossier sul decreto in materia di semplificazioni fiscali.

Per gli esperti della Camera, che hanno preparato il dossier sul decreto fiscale, in vista dell’esame della Commissione Finanze di Montecitorio, un Dpcm, ovvero un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che dovrà essere emanato entro il 10 dicembre, non rispetta la ”riserva di legge” assegnata dalla Costituzione alle imposizioni fiscali.

La modifica era stata introdotta con un emendamento dei relatori nelle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, poi recepito nel maxi-emendamento del governo sul quale e’ stata votata la fiducia a Palazzo Madama.

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