Nonostante la ripresa mostrata dagli indicatori economici principali, il mercato del lavoro resta al palo. Il livello di disoccupazione è ancora alto, soprattutto nelle economie avanzate, che colpisce in particolare i giovani. Ma nei Paesi in via di sviluppo i nuovi posti non significano lavori migliori.
Cresca a livello mondiale il numero dei disoccupati, che oggi sono all’incirca 205 milioni. Dal 2007, anno precedente alla crisi, ad oggi il numero è cresciuto di 27,6 milioni. Ma secondo l’agenzia Onu la cifra è destinata a scendere a 203,3 milioni nell’anno in corso.
Il dato che fa più riflettere è però quello che fotografa la differenza tra paesi avanzati e in via di sviluppo. Più della metà dei posti persi riguarda i primi, mentre i secondi hanno resistito meglio, tornando ai livelli pre-crisi.
Il problema è che spesso la minore disoccupazione non si traduce in migliore occupazione. Aumentano i lavori precari, ma soprattutto quelli che danno salari non dignitosi: oggi ci sono 40 milioni di lavoratori poveri in più, un aumento dell’1,6 per cento rispetto al 2007.
A spaventare è anche il dato relativo alla disoccupazione giovanile. Due volte e mezzo il numero dei disoccupati adulti, con 1,7 milioni di giovani scomparsi dal mercato del lavoro, che non sono neppure disoccupati, perché ormai hanno smesso persino di cercare un lavoro.
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