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Manovra, inviata lettera a Bruxelles: “0,2% eccessivo”. Ue teme sforzi insufficienti

di Daniela Lauria |2 Febbraio 2017 1:05

BRUXELLES – Inviata a Bruxelles la lettera che risponde alla richiesta di correzioni sulla manovra 2017. Se da una parte la Commissione europea tira un sospiro di sollievo per l’arrivo della missiva, dall’altra non si placano i timori per il suo contenuto che in pochi giorni dovrà essere analizzato nel dettaglio. Si agirà su lotta all’evasione, tagli alla spesa e accise: scure in arrivo sulle agevolazioni fiscali. Le politiche di Trump e gli effetti della Brexit vengono citati come cause di aumentata incertezza. L’impatto del terremoto è stimato “ben oltre il miliardo solo nel 2017”.

La richiesta iniziale di Bruxelles era chiara: serviva uno sforzo strutturale dello 0,2% del Pil, da compiere attraverso misure precise da dettagliare subito, per rimettere la manovra 2017 su un cammino che rispetti “ampiamente” le regole del Patto di stabilità. La cifra è già frutto di un ritocco al ribasso, dopo negoziati di mesi con il Tesoro, perché lo scostamento dagli impegni era molto più elevato, toccando lo 0,8%. Per questo Bruxelles considera la sua una richiesta plausibile e per niente esosa, addirittura facile da rispettare.

Ma il governo italiano non arretra. Ancora una volta, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, difende di fronte all’Europa la strategia di finanza pubblica portata avanti finora, definendola completamente rispettosa del Patto di stabilità. La risposta al commissario Pierre Moscovici e al vicepresidente Valdis Dombrovskis consiste in una lunga lettera corredata da un apposito “rapporto sui fattori rilevanti” che incidono sull’andamento del debito pubblico italiano. Un documento dettagliato in cui i risultati di contenimento del debito e la traiettoria di discesa indicata per il futuro vengono giudicati “più che soddisfacenti” per un Paese come il nostro, a dispetto dei rilievi evidenziati dalla Commissione poco più di due settimane fa.

L’aggiustamento di circa 3,4 miliardi di euro (pari allo 0,2% del Pil) richiesto da Bruxelles per rispettare le tappe di avvicinamento all’obiettivo di medio termine di deficit strutturale (su cui il debito ha il suo peso specifico), viene considerato eccessivo. Anche perché, scrive Padoan, una correzione troppo rapida dei conti, così come l’Europa vorrebbe, non farebbe che danneggiare la ripresa, proprio ora che l’economia italiana sta dando segnali superiori alle aspettative.

L’allerta deve essere massima di fronte all’accresciuta incertezza finanziaria e geopolitica che il mondo sta di nuovo attraversando. Brexit e Trump hanno evidentemente il loro peso e stringere ora ulteriormente le maglie potrebbe essere controproducente per lo stesso percorso di consolidamento dei conti, fino a diventare “autolesionista”.

Fin qui la controffensiva. Ma per evitare il muro contro muro e dimostrare di poter meritare la fiducia europea, il governo promette di proseguire nello sforzo di riforma strutturale portato avanti dal precedente esecutivo e di rilanciare le privatizzazioni, nonostante il recente stop dovuto a condizioni di mercato sfavorevoli. Nel Def verrà poi messa a punto di una strategia rafforzata di tagli alla spesa, accompagnata da un potenziamento della lotta all’evasione (grazie anche all’estensione della reverse charge sull’Iva) e da nuove entrate fiscali. Padoan parla di possibili a ritocchi di accise e tassazione indiretta.

La regina delle imposte indirette sarebbe l’Iva, ma Matteo Renzi ha più volte negato l’intenzione di aumentare l’aliquota dopo lo sforzo fatto nella legge di bilancio per disinnescare le clausole di salvaguardia. Più probabile quindi che si possa andare a toccare imposte come quella di bollo o di registro, il cui impatto mediatico è sicuramente meno forte. Ogni decisione è comunque rimandata ai prossimi mesi.

Il Def non sarà infatti scritto prima di aprile e comunque, per definizione, il Documento di economia e finanza è per l’appunto un documento programmatico, che necessita poi di provvedimenti di legge per essere attuato. Il governo punta peraltro a raggiungere nel 2016 una crescita del Pil maggiore dello 0,8% stimato fino ad ora ed anche pochi decimali potrebbero rimescolare in parte le carte in tavola.

Padoan mette infine le mani avanti sulle spese per il terremoto. Difficile quantificare ora l’effetto finanziario della tragedia che ha sconvolto il Centro Italia, ma l’impatto potrebbe andare ben oltre il miliardo di euro. Cifra che sarà stanziata con un Fondo ad hoc

Il rischio che le misure che il Governo propone non siano sufficienti, è ancora molto elevato. La Commissione teme di trovarsi di fronte a impegni non chiari o troppo incerti, di cui non potrebbe accontentarsi.

Certo, a Bruxelles non sfugge la delicatezza della fase vissuta dall’Italia, che potrebbe andare presto ad elezioni e montare una campagna elettorale contro le bacchettate dell’Ue. Ma l’ipotesi di chiudere ancora una volta un occhio, come già avvenuto con la legge di stabilità a novembre per non interferire con il referendum di dicembre, non sembra prendere quota.

Se gli impegni non saranno sufficienti, la Commissione si troverà quindi di fronte ad una scelta difficile e carica di conseguenze: aprire o no la prima procedura per debito eccessivo della storia del Six-Pack.

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