La Coldiretti denuncia che ”la mungitura di una pecora vale molto meno di una tazzina di caffè” e che questa ”contraddizione” mette a rischio di chiusura ”la maggioranza dei 70mila allevamenti di pastori rimasti in Italia”. ”All’esportazione sono andati ben 16 milioni di chili nel 2009”, secondo lo studio della Coldiretti che evidenzia inoltre ”un calo del 10% nell’export di pecorino, nei primi cinque mesi del 2010, dovuto anche alla diffusione sui mercati esteri di prodotti di imitazione concorrenti (ad esempio il Romano cheese venduto in Usa) che sfruttano impropriamente l’immagine del Made in Italy.
Un fenomeno – precisa in una nota la Coldiretti – che sta facendo sentire i suoi effetti anche sul mercato nazionale dove si registra invece il preoccupante aumento delle importazioni di prodotti a basso costo e qualità da spacciare come italiani, che cominciano ad assumere volumi significativi e sono addirittura quintuplicate (+403%) rispetto al 2009”. ”La Coldiretti ricorda che sono calati del 30% gli allevamenti di pecore negli ultimi dieci anni in Italia dove la crisi in atto rischia di decimare irrimediabilmente i circa 70mila allevamenti rimasti”.
Nell’ultimo quinquennio la produzione nazionale di latte ovicaprino ha evidenziato una tendenza al calo a causa di una progressiva perdita di redditività degli allevamenti con la remunerazione del latte che ha seguito un trend negativo negli ultimi cinque anni. ”Sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere con ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene pagato fino a 60 centesimi al litro con un calo del 25% rispetto a due anni fa e ben al di sotto dei costi di allevamento che si avvicinano all’euro. E non va meglio – precisa nella nota la Coldiretti – per la lana con i costi di tosatura e di smaltimento, che superano notevolmente i ricavi, o per la carne, quando solo a Pasqua quella venduta dall’allevatore a circa 4 euro al chilo viene rivenduta dal negoziante a 10-12 euro al chilo”.