Spiegel. “L’Europa fa bene a temere la Germania”. Nazional-egoismo sotto accusa

BERLINO – Der Spiegel: “L’Europa fa bene a temere la Germania”. Nazional-egoismo sotto accusa. 

Cipro è solo l’ultima goccia. Il vaso europeo trabocca di risentimento contro Angela Merkel e la politica tedesca: “L’Europa fa bene a dubitare della leadership euro tedesca”. E se scriverlo è un editorialista tedesco, Jakob Augstein dello Spiegel, significa senz’altro che la Germania ha un dibattito interno altamente democratico, ma significa anche che il Paese non riesce ad esercitare come dovrebbe la sua leadership, sottraendosi al dovere di comprendere, di non fare sempre gli stessi errori, di non far pagare ai cittadini le colpe dei governi o dei banchieri.

Chiusi in una torre di “ostinazione ed egoismo”, Merkel e non solo lei (la tentazione di compiacersi della superiorità economica non è suo appannaggio esclusivo) non hanno compreso che anche il dramma cipriota, come ogni fase di questa infinita crisi finanziaria, è inserito nella lunga battaglia in Europa che ha per oggetto l’egemonia tedesca. Merkel e il suo ministro delle Finanze Schäuble lavorano per la stabilizzazione dell’economia europea o stanno semplicemente legando mani e piedi delle altre nazioni ai ceppi del debito e di vincoli di bilancio?

L’elenco delle tare storiche dei connazionali è frustrante. Augustein non può che stigmatizzare un suo collega, il vice-direttore della Bild (tabloid a grande tiratura) Nikolaus Blome, che in un articolo ha definito  “Cypr-Idiots” i parlamentari ciprioti che si sono ribellati all’editto tedesco votando contro il prelievo forzoso ai depositi. La verità, come l’ha raccontata il saggio predecessore di Merkel, Helmut Schimdt, è che con la Cancelliera è tornata l’Europa delle nazioni, una tendenza a lungo combattuta: “La Corte Costituzionale tedesca, il cancelliere, la Bundesbank agiscono come fossero il centro dell’Europa portando i nostri vicini verso l’esasperazione”.

Accuse gravissime, estese anche a una  parte dell’opinione pubblica, prona secondo Schmidt a “una visione nazional-egoistica” della Germania. Solo al bar o nei capannelli improvvisati, rileva Augustein, si possono sentire commenti come quelli apparsi sulla Bild, per cui “senza Germania non ci sarebbe alcuna garanzia per i salvataggi, eppure noi tedeschi siamo odiati e criticati, Merkel raffigurata con i baffi di Hitler, le nostre bandiere stracciate e i tedeschi considerati i responsabili di ogni miseria europea “. Un manifesto di vittimismo politico che tornerà utile per la campagna elettorale della destra populista “Alternatives for Germany”.

Non dice questa propaganda che la Germania non ci ha rimesso per i salvataggi ma dalla crisi ci ha guadagnato (altrimenti nel 2012 il budget non sarebbe tornato in surplus mente all’esterno infuriava la tempesta della recessione). Senza contare che con il fallimento delle banche, a chi andranno gli impieghi degli investitori se non alle banche del nord? Le lezioni della storia sembrano servire solo per godere di begli sceneggiati alla televisione (“Le nostre madri, i nostri padri”, miniserie sulla II guerra mondiale): non sono servite a Mekel che persegue la strada del conflitto con i vicini senza riguardo per le conseguenze, strada che porta alla diffidenza che diventa paura dei partner per l’egemonia tedesca. Un errore pagato caro già due volte nel secolo scorso.

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