Come ha scritto Luca Piana sull’Espresso, “nel 2010 le addizionali regionali in vigore, quelle congelate da tempo, hanno garantito un gettito fiscale di 7,1 miliardi per le casse delle Regioni e di 2,7 miliardi per quelle dei Comuni”. Invece, “se d’ora in poi sindaci e governatori ricorreranno a questa possibilità nella misura massima consentita, nel 2015 il flusso complessivo delle addizionali salirà a 19,7 miliardi”.
La maggior parte dei soldi finirebbe sempre alle Regioni, circa 16,16 miliardi di euro, mentre, sottolinea Piana, “i sindaci dovranno accontentarsi di un semplice ritocco di 400 milioni (fino a 3,1 miliardi)”.
La Cgia ha calcolato, come ha scritto Piana, quali sarebbero gli effetti nelle diverse città e nelle diverse fasce di reddito: “Un milanese che guadagna 25 mila euro lordi l’anno e che nel 2010 aveva pagato in tutto 263 euro potrà arrivare a 850 nel 2015. Così suddivisi: 100 al sindaco Letizia Moratti, alla quale finora non aveva versato nulla, e 750 al governatore Roberto Formigoni, che fino adesso gli aveva chiesto 263 euro”.
I più “fortunati”, ha rilevato il giornalista, “sono i cittadini di Roma e Palermo con un reddito di 15 mila euro l’anno. A loro, che già pagano addizionali al top, il federalismo riserva la magra consolazione di chiedere un conto pari a zero, almeno sul fronte delle addizionali Irpef”.
Meno bene andrebbe a Bari, Firenze e Milano, dove “l’opzione di aumentare l’imposta riaperta per sindaci e presidenti regionali potrebbe costare parecchio: oltre mille euro l’anno in più per quei contribuenti che dichiarano un reddito di 50 mila euro”.