MILANO – Marco Fossati chiede la modifica del Consiglio di amministrazione di Telecom e Franco Bernabè dice no. Fossati aveva contestato i vertici dell’azienda e chiesto il cambio della governance, ma Bernabè gli ha ricordato che il cambio non può essere operato dal Cda.
Il finanziere Fossati, secondo azionista del gruppo con il 4,9%, avrebbe voluto che l’assemblea del 17 aprile sul bilancio desse mandato al Cda per modificare la rappresentanza delle minoranze nel board e la golden share. Bernabè comunque riconosce l’importanza dei temi sollevati da Fossati e assicura che li porterà all’attenzione del comitato controllo e rischi e dello stesso consiglio.
Fossati, che è socio di Telecom dal 2007, ha visto il valore del suo investimento ridursi di oltre due terzi e il dividendo diventare sempre più magro e ha da sempre le mani legati, non avendo nemmeno un rappresentante nel board: “Soddisfatti sicuramente non lo siamo, non lo è nessuno”, ribadisce l’ex proprietario dei dadi Star sottolineando che ”i deludenti risultati degli ultimi sei anni, la costante erosione delle quote di mercato, il costante mancato raggiungimento degli obiettivi e il ridimensionamento del dividendo hanno portato il mercato a manifestare sfiducia nell’azienda e a penalizzare il titolo”.
Il 27 marzo un nuovo scossone in Borsa ha portato il titolo ai minimi storici, 54 centesimi (-2,93%). La colpa secondo Fossati è dell’attuale direzione aziendale che ha seguito la strategia del ”mantenimento dello status quo e riduzione dei costi sul settore domestico” e chiede che ”il Cda affronti il problema avvalendosi, se il caso lo richiede, anche di nuove figure manageriali, valutando nuovi modelli di business”.
L’insoddisfazione sarebbe condivisa anche dai grandi soci italiani riuniti in Telco (Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo) ma da qui passare a un ‘ribaltone’ è cosa ben diversa. Bernabè ha detto: “Il mio impegno è resistere e non gettare la spugna, continuare nell’interesse della società e dei dipendenti”. Il clima è teso per l’appuntamento di metà aprile e non solo per il difficile contesto economico come aveva sostenuto l’ad Marco Patuano.
Una notizia positiva arriva invece dal fronte lavoro: è stato firmato l’accordo con i sindacati che scongiura i licenziamenti e salvaguarda i livelli occupazionali attraverso il miglioramento della produzione. Dei 3 mila esuberi individuati in Telecom Italia Spa, 2 mila 500 saranno gestiti con contratti di solidarietà mentre 500 lavoratori lasceranno la società per andare in pensione, avendo maturato i requisiti necessari. Altri 350 lavoratori di Telecom IT saranno gestiti con analoghi ammortizzatori sociali.