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Tirrenia, sciopero il 30 e 31 agosto: ferma tutta la “flotta”

di Alberto Francavilla |10 Agosto 2010 19:56

Due giornate di sciopero il 30 e 31 agosto prossimi fermeranno tutta la flotta della Tirrenia. Lo annuncia la Uiltrasporti, spiegando che, ”come più volte preannunciato e in considerazione che a niente sono valse le pressanti e ripetute richieste del sindacato al Governo per l’immediata apertura a Palazzo Chigi di un confronto sulle vicende che riguardano le aziende dell’ ex Gruppo Tirrenia sottoposte a un disordinato e sbagliato processo di privatizzazione che dovrebbe concludersi, evenienza questa del tutto impossibile, entro il 30 settembre prossimo, la Uiltrasporti, fortemente sostenuta dalla propria confederazione, si vede costretta a dichiarare uno sciopero di 48 ore nei giorni 30 e 31 agosto prossimi che interesserà tutte le unità della flotta pubblica, nessuna esclusa”.

Il segretario generale della Uiltrasporti, Giuseppe Caronia, spiega in una nota: ”Pur consapevoli dei notevoli disagi che ciò comporterà, chiediamo a tutta la pubblica opinione non solamente comprensione, ma di non far mancare il suo indispensabile sostegno e la sua solidarietà. Vicende come questa, che vedono il Governo insensibile a ogni richiamo al senso di responsabilita’ e alle richieste di un dovuto confronto con i lavoratori sui loro destini e sulla loro stessa sopravvivenza e quelle delle loro famiglie, potrebbero infatti colpire qualunque settore del mondo del lavoro ed occorre pertanto bloccarle con determinazione in modo tale che non abbiano più a ripetersi in nessuna altra occasione”.

Caronia evidenzia ”che la categoria dei marittimi è quella che negli ultimi 15 anni, consapevole delle ricadute negative che lo sciopero comporta per i tanti cittadini e cittadini-lavoratori, ne ha fatto ricorso di gran lunga molto meno di qualsiasi altra categoria, pur avendo subito pesanti processi di ristrutturazione e visto diminuire di ben l’80% i propri posti di lavoro”.

Il dirigente sindacale rileva che ”il settore del cabotaggio è rimasto l’unica fonte occupazionale per i marittimi italiani i quali provengono quasi esclusivamente dalle aree più svantaggiate del Paese, e per i quali la perdita del posto di lavoro rappresenta una condanna alla disoccupazione eterna ed alla disperazione propria e dei propri familiari. Noi, pur costretti a violare le norme vigenti comunque squilibrate ed ingiuste, per difendere i più elementari diritti di ogni lavoratore e di ogni uomo, continueremo tuttavia a essere convinti sostenitori del rispetto delle leggi e delle regole. Ma queste non possono valere solamente per i più deboli e non si può permettere a chi detiene il potere e queste leggi, che hanno bisogno di una profonda revisione, ha voluto, di non rispettarle a sua volta o che ne pretenda minacciosamente il rispetto per poter impunemente perpetrare veri e propri misfatti a danno dei più deboli”.

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