Guida al risparmio sicuro. Btp Italia, a tre anni, Bot, bund: rischi, rendimenti

Pubblicato il 15 Giugno 2012 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  All’ultima asta di giovedì 14 giugno, i tassi d’interesse dei Btp sono saliti ancora:  i rendimenti a tre anni volano al 5,3%, come nei momenti più acuti della crisi di novembre. Il Tesoro è comunque abbastanza soddisfatto perché è riuscito a collocare il massimo dell’ammontare dei titoli offerti. Meglio dell’asta dei Bot di mercoledì, quando l’impennata dei tassi minacciava diserzioni di massa per il giorno dopo. Il test, da questo punto di vista, è stato superato e anche gli spread con il bund tedesco a dieci anni si è un po’ ristretto. Ma per i cittadini italiani che detengono titoli di stato nazionali cosa li aspetta? Quali scelte devono compiere per difendere i risparmi? Il Corriere della Sera pubblica dei suggerimenti per orientarsi tra rendimenti, rischi e scadenze.

Btp a tre anni, rendimenti elevati, rischio contenuto. La preoccupazione c’è, lo ripetiamo, perché la curva dei rendimenti, al 5,3% si avvicina pericolosamente ai valori dell’autunno, con quel 6% considerato soglia psicologica da non superare. Lo Stato pagherà di più per finanziarsi. Lo scorso maggio si era chiusa con un rendimento del 3,91% lordo. Ma, l’asta è andata bene, i titoli sono stati tutti collocati, significa che l’Italia continua ad avere mercato. Gli analisti prescrivono portafogli equilibrato che contenga al massimo un 20% di Btp. Quelli a tre anni ammortizzano i rischi perché sufficientemente a breve termine. Se poi molti investitori italiani si buttano sui Btp è meglio. L’esperienza giapponese insegna: altissimo debito, ma in mani nazionali. La speculazione non attacca.

Bot o deposito vincolato? Entrambi offrono rendimenti generosi, ma attenzione gli uni, i titoli, per difetto di credibilità, gli altri, i depositi, perché le banche hanno fame di liquidità (non stanno esattamente in forma). I Bot in pochi giorni sono lievitati fino al 3,9% lordo, che al netto di Fisco e commissioni massime diventa il 3,1% netto. La media dei conti di deposito si aggira oggi intorno al 3,4% netto, ma nei casi meno generosi con i salvadanai elettronici (tassati al 20%, mentre i Bot sono rimasti al vecchio 12,5%) non si supera il 2,8% netto. Diciamo che chi non ha un conto titoli e vuole lasciarsi l’opportunità di uscirne in caso di bisogno deve scegliere il deposito vincolato, anche rimettendoci qualcosa sui rendimenti qualora uscisse davvero. Chi ha un conto titoli prediliga il superBot annuale, il 3% di remunerazione è una buona occasione di risparmio a breve.

Btp Italia legato all’inflazione. Il costo della vita sta scendendo, restringendo i margini di redditività dei rendimenti del Btp Italia, agganciato appunto al tasso di inflazione. Ma va bene lo stesso. Questo strumento, utilizzabile anche online, è studiato apposta per i piccoli risparmiatori. L’inflazione al 3,3% italiana è comunque sopra di un punto della media europea. In prospettiva, se e quando l’economia ricomincerà a girare, il fiume di liquidità iniettato sui mercati tornerà a galla, con l’inflazione destinata a rappresentare un problema. Più inflazione più alti i rendimenti. Btp ITalia, inoltre, anche nella situazione attuale, rivaluta il capitale semestrale più efficacemente dei titoli tradizionali agganciati all’inflazione

Bund tedesco. Era sicurissimo, con rendimenti all’1,3%: ora sono ricominciati a salire di poco, perché, si immagina, un terremoto come quello rappresentato da un’eventuale uscita della Grecia dall’euro, non può non lambire se non coinvolgere anche la pur solida Germania. Inoltre molti analisti concordano sul fatto che rendimenti che non coprono nemmeno l’inflazione non sia sostenibili all’infinito. Però, l’innalzamento attuale del rendimento è dello 0,2%. Pochissimo: all’1,5% il bund è ancora la forma di risparmio più blindata. Anche se, è buona regola, che nel portafoglio non ci sia una sola valuta. Diversificare quindi.