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Bronzi di Riace in tanga, boa e velo. Simonetta Bonomi, direttrice: “Porcata”

di Gianluca Pace |4 Agosto 2014 12:00

REGGIO CALABRIA – Le foto dei bronzi di Riace drappeggiati di veli e vestiti di tanga hanno scatenato una polemica di quelle tipiche in Italia. Invece di riderci su si è infiammato il fanatismo degli intellettuali puri e assoluti. Un po’ come quando il ministro della Cultura Dario Franceschini promise di fare causa per un milione di euro a una azienda di armi americana che aveva usato per una sua pubblicità un fotomontaggio del David di Michelangelo con in braccio un fucile.

Con i bronzi di Riace è andata peggio perché non si è trattato di un fotomontaggio, ma di pose vere e proprie.

L’ultima puntata è di lunedì 4 agosto e l’ha registrata Repubblica, intervistando, con Giuseppe Baldessarro, Simonetta Bonomi, soprintendente del museo di Reggio Calabria dove sono ricoverati i Bronzi di Riace.
Il museo è noto per lo scandalo dei pochi visitatori: è costato 32 milioni di lavori durati 4 anni e incassa 840 euro al giorno.

Mentre sullo scandalo dello spreco è calato il silenzio, il fuoco divampa attorno alle foto di di Gerald Bruneau, fotografo americano, allievo di Andy Warhol.

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(foto Ansa)

È scoppiato un bel putiferio con le foto di Gerald Bruneau, anche se, “neanche me la ricordavo più questa storia delle fotografie” ha confidato a Giuseppe Baldessarro, candidamente, Simonetta Bonomi.

Provocata se Bruneau non abbia un po’ esagerato, la direttrice sbotta: “Direi che mi ha fatto una porcata”.

Nessuna autorizzazione era stata data, sostiene Simonetta Bonomi:

“Era febbraio. I fotografi me li aveva mandati la Regione Calabria e lui mi ha chiesto se poteva usare il velo bianco. Avevo visto la sua foto di Paolina Borghese avvolta nel drappo rosso e mi era piaciuta. Poi però ci ha messo il perizoma e il boa fucsia, appena l’ho saputo lo abbiamo bloccato e cacciato via”.

Ma i custodi dov’erano?

“Impegnati con i visitatori. Appena se ne sono accorti mi hanno avvertita. Allora Bruneau mi ha mostrato una foto che aveva fatto con solo il velo, ed era bella. Ma quando ho visto che aveva il boa poggiato sull’attrezzatura, gli ho detto che quello non doveva usarlo. Mi ha risposto che aveva finito. Sono andata in ufficio e i custodi sono tornati a chiamarmi con le mani tra i capelli. A quel punto mi sono precipitata come una furia e lo abbiamo buttato fuori”.

Le foto, però, fa notare Giuseppe Baldessarro, Bruneau le aveva già fatte.

“Sì, forse mentre mi venivano a chiamare. Altro che foto, una schifezza. La prima che mi ha fatto vedere era piaciuta anche a me, le altre sono semplicemente disgustose. Una vera porcata allora ed una porcata oggi”.

Oggi?

“Sì, oggi. A febbraio avevo scritto alla Regione per chiedere che le immagini non fossero rese pubbliche. La Regione non ha risposto, ma non essendo uscite le foto pensavo che fosse tutto a posto. Invece a distanza di tempo si sono inventati un modo per tentare di screditarmi. Tre giorni fa c’è stata la polemica con Sgarbi che voleva portare le statue all’Expo di Milano. Io ho detto subito di no. E poi sono uscite quelle schifezze per dare la colpa a me. Non ci vuole un luminare per capire che era una cosa orchestrata per screditarmi, ma per quanto mi riguarda i Bronzi non si muovono di qui”.

E se torna Bruneau?
“Lo prendo a calci. Intanto ci sono i diritti d’immagine da pagare, non deve dimenticarlo”.

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