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Jolly Nero, le cause? Due versioni: cavo rotto e marcia in avanti bloccata

di Alessandro Avico |10 Maggio 2013 16:01

GENOVA – Due differenti versioni, sulla manovra e sulle cause del disastro. Il capitano pilota Antonio Anfossi, salito a bordo per consigliare al comandante della Jolly Nero la manovra di uscita dal porto, ha parlato di una avaria, di una nave che non rispondeva più. “Non avevamo la macchina”. La marcia in avanti non è entrata, e così la Jolly Nero ha continuato a indietreggiare fino allo schianto sulla banchina.

Vicino a Anfossi c’era il dipendente della cooperativa piloti di Genova, il comandante Roberto Paoloni. Ai magistrati non ha risposto. Al suo avvocato, Romano Raimondo, ha raccontato di una manovra indietro alla velocità costante di mezzo nodo. Al momento dell’evoluzione, ovvero dello spostamento di 180 gradi della nave, dopo aver fermato le eliche, il tentativo di inserire l’avanti adagio non è riuscito. A differenza dell’altra versione, non è questo il nodo della questione. Secondo il comandante è in quel momento, e non dopo, che il cavo del rimorchiatore di prua si spezza. Così viene a mancare la propulsione in avanti dell’imbarcazione di appoggio, e il Jolly Nero continua a scivolare all’indietro, travolgendo tutto quel che si trova a poppa, abbattendo la torretta e causando la morte di 9 persone.

Scrive Marco Imarisio per il Corriere della Sera:

Prima o dopo l’impatto, è dal momento in cui cede questa corda azzurra, «resistente, controllata, garantita» secondo quella che ormai è una controparte, che passa la futura storia giudiziaria, ed economica, del disastro di martedì notte. «Stiamo all’unico punto certo. Normalmente i cavi non si rompono, qui invece è successo. Mi sembra un evento da studiare con cura».

La malizia dell’avvocato Raimondo, uno dei più grandi esperti di diritto nautico italiani, delimita il perimetro della futura battaglia giudiziaria. Anche questo spiega l’immediata contromossa e le porte aperte della compagnia dei rimorchiatori, che ieri sembravano ansiosi di far sentire la propria voce. La vera partita è già cominciata, non c’è tempo da perdere, da una parte e dall’altra. In ballo ci sono onore, fedine penali. Soprattutto molti soldi, perché qualcuno dovrà pur risarcire le famiglie delle vittime e il crollo di una palazzina alta 54 metri.

Nuove foto esclusive dal luogo dell’incidente (LaPresse)

 

 

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