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Pensioni, contributo di solidarietà: “Doppio attacco”. Molti dubbi sulla legalità

di Gianluca Pace |28 Novembre 2013 18:49

ROMA – L’attacco alle pensioni d’oro lanciato dal Governo Letta/Alfano al Senato “si gioca sul filo di una costituzionalità ancora tutta da dimostrare”. Questa lapidaria affermazione dà il tono all’articolo di Gianni Trovati sul Sole 24 Ore intitolato “Pensioni, doppio attacco”.

Scrive Trovati che “con il nuovo «contributo di solidarietà» introdotto al Senato, peggiora il doppio colpo alle pensioni medio-alte, integralmente giocato sul filo di una costituzionalità ancora tutta da dimostrare. Il maxiemendamento votato a Palazzo Madama in pratica rimette in campo il taglio che era già stato previsto nel 2011, e che è stato cancellato dalla Consulta nel 2013. Questa volta, anzi, la richiesta è maggiore, perché alle quote di pensione superiore a 12 volte il minimo (90.168 euro lordi all’anno ai valori attuali) sarà sforbiciato il 6%, sulle quote superiori a 20 volte il minimo (128.811 euro) il prelievo sarà del 12% e su quelle sopra 30 volte (193.218 euro) si arriverà a tagliare il 18 per cento. Per completare il conto dei costi della legge di stabilità, però, non si può dimenticare il sistema dell’indicizzazione, che anche nella legge di stabilità trova nuovi limiti rispetto al meccanismo ordinario: in pratica, per tutti i trattamenti che superano di almeno sei volte il minimo, cioè varcano la soglia dei 38.644 euro lordi all’anno, la rivalutazione garantita dalla regola in cantiere è fissa (348 euro lordi all’anno con i parametri attuali), e quindi si traduce nei fatti in una perdita proporzionale all’importo della pensione. Per chi riceve più di un assegno (per esempio la reversibilità del coniuge), entrambe le misure si applicano al trattamento complessivo, in base ai dati del casellario Inps”.

Il Sole 24 Ore riporta una dettagliata tabella sugli effetti del contributo secondo le varie fasce:

La tabella del Sole 24 Ore

Scrive Trovati:

La tabella qui a fianco passa in rassegna gli effetti concreti delle due misure, tenendo conto del trattamento fiscale (compresa un’aliquota media del 2,33% tra addizionali regionali e comunali) e della mancata rivalutazione. Per una pensione da 100mila euro la tagliola è da 61 euro netti al mese, per un assegno da 200mila euro il costo sale a 983 euro netti mensili e a 300mila euro arriva a chiedere 2.275 euro ogni mese.
Stando ai dati del dipartimento Finanze, la nuova misura del contributo di solidarietà aumenta di dieci volte la platea interessata, e arriva ad abbracciare circa 32mila persone invece delle 3mila interessate dal contributo originale pensato dal Governo dal Ddl di stabilità, che scattava da quota 150mila euro lordi all’anno.
Ora bisogna vedere se la nuova misura sarà in grado di sopravvivere ai tavoli della Consulta, dove sicuramente arriverà. Rispetto al vecchio contributo, cancellato dalla Corte, una differenza c’è, perché le risorse così raccolte trovano una destinazione “precisa” nella salvaguardia di una quota di esodati e nell’estensione della social card. Basterà? Per la Consulta, i redditi da pensione «non hanno una natura diversa e minoris generis rispetto agli altri redditi» (sentenza 116/2013), perché sono una «retribuzione differita» (sentenza 30/2004), e quindi non possono subire trattamenti diversi dagli altri redditi. La stessa Consulta, poi, è già stata chiamata in causa dal Tribunale di Palermo anche sullo stop all’indicizzazione.

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