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Pozzallo, in porto la nave con 30 migranti morti FOTO: “Quarantena dopo arrivo”

di Lorenzo Briotti |1 Luglio 2014 18:09

POZZALLO (RAGUSA) – E’ entrato nel porto di Pozzallo il peschereccio con i trenta cadaveri a bordo che è stato rimorchiato nel canale di Sicilia da nave San Giorgio. Si tratta di un barcone lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, colorato tutto di blu e una striscia nera che lo attraversa da prua e poppa. E’ il peschereccio della morte recuperato da Nave Grecale nel Canale di Sicilia.

A bordo vi sono almeno 30 morti, migranti rimasti intrappolati nella sala motori, schiacciati da altri passeggeri, e che hanno respirato il monossido di carbonio emesso dalle macchine. Dopo l’entrata in porto, la nave è stata ispezionata. Sul posto ci sono i medici legali e gli investigatori delegati alle indagini. Subito dopo le ispezioni, le persone entrate in contatto con la nave sono stati messi in isolamento per motivi di sicurezza. Con loro c’era anche Francesco Viviano, giornalista di Repubblica, che è riuscito ad entrare nel porto di Pozzallo dove è attraccata la nave.

Il video di Francesco Viviano pubblicato su Repubblica Tv:

INDIVIDUATI DUE SCAFISTI – La Procura di Ragusa sta valutando intanto, la posizione di almeno cinque extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio sul quale sono morte 30 persone. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l’omicidio volontario.

Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, sull’inchiesta per la morte dei migranti ha detto: “La sistemazione dei cadaveri è una questione di competenza dell’autorità giudiziaria perché la Procura dovrà svolgere le accurate indagini per capire come siano realmente morti questi uomini e quindi sarà la Procura stessa a decidere la loro sistemazione”. I sopravvissuti, hanno raccontato di violenze inaudite compiute dai trafficanti. “Siamo stati trattati come bestie dai libici” che hanno compiuto “violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa”.

La Procura di Ragusa ha ascoltato anche le testimonianze di amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo – ricorda una di loro – abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti…”.

Tutti accusano i trafficanti libici: “E’ stata tutta colpa loro – ricostruisce un migrante testimone dell’accaduto – ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere”. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro – ha rivelato un migrante sopravvissuto – perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia’”.

Le prime foto dell’arrivo del barcone pubblicate dall’Ansa:

 

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