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Razzo da Gaza su Tel Aviv come nel ’91. Il Medio Oriente può esplodere

di Daniela Lauria |16 Novembre 2012 12:50

(Foto Ap/LaPresse e Epa/Ansa)

GAZA – Sale la tensione in Medio Oriente dove da mercoledì hanno ripreso a spirare venti di guerra. Giovedì la Jihad islamica ha lanciato da Gaza su Tel Aviv un missile Fajr 5. Si tratta di un razzo in dotazione alle forze armate iraniane. E insieme un avvertimento: “Se l’aggressione di Israele continua, sarà diluvio di razzi“. Il missile è precipitato in mare di fronte alla costa di Giaffa senza provocare vittime, riferiscono i servizi di emergenza. È la prima volta dal 1991 che un razzo arriva così vicino a Tel Aviv.

Alcuni testimoni raccontano che successivamente nuovi intensi bombardamenti si sono verificati su Gaza City. “Sono le esplosioni più forti che ho sentito fino ad ora”, afferma un corrispondente della Bcc. Si tratta di “raid aerei israeliani”, che stanno colpendo l’area nord di Gaza City. “Lì vicino ci sono due grandi hotel”, riporta il giornalista.

Ad “aprire le porte dell’inferno, sono queste le esatte parole usate da Hamas, è stata Israele che ieri ha dato il via all’operazione chiamata Cloud Pillar, volta a colpire “installazioni missilistiche a lungo raggio di Hamas” lungo la Striscia di Gaza e che ha portato all’uccisione del capo militare di Hamas, Ahmed al-Jaabari.

Caccia e droni israeliani hanno bersagliato nelle ultime ore obiettivi palestinesi, depositi di armi e covi di Hamas. Una campagna aerea intensa come non accadeva da tempo. I miliziani delle Brigate al-Qassam hanno reagito lanciando decine di razzi verso il deserto del Negev: la metà sono stati intercettati dallo scudo anti-missile Iron Dome, ma qualcuno è arrivato a bersaglio. Uno ha colpito un palazzo di appartamenti a Kiryat Malakhi, facendo almeno tre morti.

“I militanti palestinesi “pagheranno il prezzo per il lancio dei razzi contro Israele”, quasi 400 nelle ultime 24 ore: è il monito lanciato dal ministro della Difesa dello Stato ebraico Ehud Barak, citato da Al Arabiya.

E intanto l’Egitto non sta a guardare: rinforzi militari egiziani sono partiti dal quartier generale della II armata dell’esercito, ad Ismailiya, verso la frontiera con Israele. Sul suo sito web, il partito dei Fratelli musulmani egiziani, ha pubblicato la foto del corpicino carbonizzato di Omar, 11 mesi, una delle vittime palestinesi dei raid aerei israeliani su Gaza. Nella didascalia che accompagna la foto si legge: “L’ingiustificata aggressione dimostra che Israele non ha ancora capito che l’Egitto è cambiato e che il popolo egiziano, ribellatosi all’oppressione, non accetterà l’assalto di Gaza”. Così il partito di Mohamed Morsi, il presidente del nuovo Egitto, ricorda a Israele, che non accadrà, come quattro anni fa, che il più importante dei Paesi arabi, resti in silenzio.

Si muove intanto la diplomazia internazionale: il Consiglio di sicurezza Onu si è riunito d’urgenza. Non è stata presa nessuna decisione ufficiale, ma è stato lanciato un appello a entrambe le parti perché pongano fine agli scontri. Da parte sua il premier israeliano Netanyahu ha detto che Israele metterà in atto “qualsiasi azione necessaria per difendere il proprio popolo”. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha riaffermato il diritto di Israele di garantire la propria autodifesa dal lancio dei razzi dalla Striscia, ma ha anche chiesto a Netanyahu di evitare vittime civili negli attacchi di rappresaglia. Obama e Netanyhau si sono detti “d’accordo sulla necessità che Hamas fermi i suoi attacchi”, ma il presidente ha chiesto “ogni sforzo per evitare vittime civili”.

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