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“Noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo”

di admin |4 Marzo 2013 20:16

Adolf Hitler durante campagna elettorale per le elezioni del novembre 1932

“I nostri avversari ci accusano e accusano me in particolare di essere intolleranti e litigiosi. Dicono che rifiutiamo il dialogo con gli altri partiti. Dicono che non siamo affatto democratici perché vogliamo sfasciare tutto. Quindi sarebbe tipicamente democratico avere una trentina di partiti? Devo ammettere una cosa – questi signori hanno perfettamente ragione. Siamo intolleranti. Ci siamo dati un obiettivo, spazzare questi partiti politici fuori dal parlamento.

I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni. Invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi. Chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati. Sono loro i responsabili! […]

Io vengo confuso: oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti e vogliamo vederli tutti nella tomba! […]

Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento, mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico. Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. È un movimento che non può essere fermato, non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta. Noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo”.

Adolf Hitler, discorso per la campagna elettorale del novembre 1932. Si parla spesso, in questi anni, della tremenda attualità della Repubblica di Weimar. I partiti logori e divisi, una nazione arrabbiata dopo le pesanti sanzioni imposte dal Trattato di Versailles, la recessione economica: un cocktail che sabotò lentamente la democrazia tedesca. In cinque anni ci furono cinque elezioni: una nel 1928, una nel 1930, due nel 1932, una nel 1933. Solo l’ultima produsse una maggioranza capace di governare, consegnando le redini del governo al partito Nazionalsocialista. In pochi mesi, il Paese scivolò nella dittatura. Hitler lo conquistò, oltre che con la violenza delle SA e delle SS, con un linguaggio “nuovista”.

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