Cani, gatti, conigli, cavalli e altri animali non sono solo ottimi compagni, ma anche veri e propri alleati in alcune terapie. Parliamo della pet therapy o zooterapia, una vera e propria terapia dolce basata sull’interazione uomo-animale, che può rivelarsi utile soprattutto su bambini, anziani e alcune categorie di disabili e malati fisici e psichici.
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In particolare, la pet therapy aiuta a soddisfare certe carenze affettive o di sicurezza, ma anche difficoltà nelle relazioni interpersonali, oltre a migliorare, unitamente a terapie mediche tradizionali, lo stato di salute di chi sta attraversando periodi di particolare disagio.
Come spiega il ministero della Sanità italiana, che alle terapie e attività assistite con animali ha dedicato un rapporto, è stato rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni che il “contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, l’occasione, cioè, di interagire con gli altri per mezzo suo”.
Ci sono alcune situazioni in cui la pet therapy può essere di particolare aiuto.
- stress e conflittualità
- problemi di comportamento sociale e di comunicazione
- ritardo mentale
- pazienti psichiatrici
- ipertesi e cardiopatici
- bambini affetti da disturbi dell’apprendimento o dell’attenzione
- pazienti affetti da disturbi psicomotorio con nevrosi ansiose e depressive
- persone affette da sindrome di Down, sindrome di West e autismo
- anziani affetti da demenze senili di vario genere e grado.
Va poi considerata l’efficacia dell’uso di animali da compagnia nel rendere più sopportabile la degenza dei bambini ricoverati in ospedale, che spesso soffrono di depressione, disturbi del comportamento, del sonno, dell’appetito e dell’enuresi.
Giocare con gli animali, dare loro da mangiare, prenderli in braccio per accarezzarli e coccolarli sono attività in grado di far rilassare e socializzare i bambini tra loro in modo da sollecitare contatti da mantenere durante il periodo più o meno lungo di degenza, migliorandone la qualità di vita in quel drammatico momento.