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YOUTUBE Norvegia, beluga riporta alla ragazza lo smartphone caduto nell’oceano

di Lorenzo Briotti |9 Maggio 2019 10:54

Norvegia, beluga riporta alla ragazza lo smartphone caduto nell'oceano

Norvegia, beluga riporta alla ragazza lo smartphone caduto nell’oceano

ROMA – Nella città di Hammerfest in Norvegia, una ragazza si è vista riportare indietro il suo smartphone caduto nell’oceano Artico da una barca. A compiere il gesto è stato un beluga, cetaceo che vive tra l’Alaska, la Groenlandia, il Canada e la Russia. 

Isa Opdahl, questo il nome della ragazza, ha condiviso le immagini sui social. A fine aprile, da queste parti è stato avvistato con un’imbracatura. In quel caso si ipotizzò che provenisse da una base militare, e che fosse stato addestrato dai russi per il trasporto di armi o videocamere. Ora c’è chi crede che si possa trattare dello stesso animale. 

Ad aprile, il beluga avvistato aveva con sè un’imbracatura con su scritto “equipaggiamento di San Pietroburgo” e un supporto per una telecamera. Nuotava nelle acque attorno all’isola norvegese di Ingoya e si avvicinava alle imbarcazioni.

Il professor Audun Rikardsen, biologo marino dell’Università dell’Artide di Tromsoe nella Norvegia settentrionale, aveva ritenuto probabile che dietro l’animale ci fosse la Marina militare russa che ha una base a Murmansk, a circa 400 chilometri dall’isola in questione. “Una collega russa – aveva spiegato Rikardsen alla Bbc – mi ha detto che loro non fanno esperimenti di questo tipo ma che la Marina militare per alcuni anni ha catturato e addestrato questi animali”.

Il colonnello russo Viktor Baranets aveva però respinto l’idea: “Se avessimo usato questo animale per spiare – aveva spiegato – pensate davvero che avremmo fatto trovare un numero di cellulare e il messaggio “‘per favore, chiamate questo numero?'”. Se il cetaceo sia lo stesso resta un mistero.

Sicuramente, pur essendo un pesce molto intelligente, un beluga probabilemnte non sarebbe in grado di compiere dei gesti del genere senza un preciso addestramento. 

Fonte: Repubblica, La Sicilia

 

 

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