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Salva Sallusti, multe e rettifiche restano. Dubbi sull’interdizione

di Maria Elena Perrero |8 Novembre 2012 14:08

Il senatore Idv Luigi Li Gotti ha criticato le pene accessorie per i giornalisti nel ddl salva Sallusti (Foto Lapresse)

ROMA –  Il testo del disegno di legge sulla diffamazione, il cosiddetto “salva Sallusti”, cambia ma non nei punti importanti: dopo una travagliata giornata al Senato, il 7 novembre, nel ddl restano le multe fino a 50mila euro, le rettifiche senza commenti e senza limiti di spazio, e anche l’obbligo di pubblicare le sentenze integrali. La diffamazione senza l’aggravante della stampa, scrive Repubblica, viene punita con multe fino a 30mila euro.

Saltano l’obbligo per gli editori di risarcire il danno con i fondi dell’editoria e la sospensione dall’albo dei giornalisti a seconda dei reati. Come sottolinea il Fatto Quotidiano, allo stato attuale uno dei nodi principali resta l’emendamento che prevede l‘interdizione dalla professione di giornalista, automatica in caso di recidiva. Un emendamento riscritto ben sette volte.

Luigi Li Gotti, senatore dell’Idv e membro della Commissione Giustizia, punta il dito contro la pena accessoria dell’interdizione dalla professione giornalistica anche per un reato, come quello di diffamazione, punito solo con multe, e non con il carcere. Una novità non prevista dal codice penale.

Ha detto Li Gotti: “Viene introdotta la pena accessoria, che prima non c’era, perché era quella regolata dall’articolo 20 del codice penale, come sistema generale per tutti i reati. L’articolo 20 afferma che alla sentenza di condanna consegue di diritto la pena accessoria. Questo è il principio generale. E sappiamo che le pene accessorie possono essere applicate per le pene che vanno da due a tre anni, da tre a cinque anni e per quelle superiori a cinque. Noi abbiamo introdotto una pena accessoria fuori dal sistema, per la prima volta: non esiste un reato punito con la multa che preveda la pena accessoria. È un unicum nel nostro sistema”.

“Veramente questa diventa la ‘’norma Sallusti’: è cambiato il codice. Si è detto: ‘Ma noi siamo legislatori e possiamo fare queste cose’. Così stiamo cambiando il codice, introducendo per la prima volta una pena accessoria che non è consentita dal sistema generale codicistico. Proprio non è consentita: è vietata. E lo stiamo facendo in una maniera abbastanza tumultuosa”. Li Gotti ha anche chiesto di ridurre il tetto delle multe dei 50mila a 30mila, e il giudizio immediato per i reati commessi a mezzo stampa.

Come Li Gotti la pensa Gerardo D’Ambrosio, ex magistrato e senatore del Pd, che sottolinea come sui quotidiani, cartacei e online, non scrivono solo giornalisti professionisti, ma anche pubblicisti, praticanti e anche persone che non sono affatto giornaliste di alcun tipo. Ma second0 le norme previste dall’attuale ddl la sospensione dalla professione si applica solo ai giornalisti professionisti.

“Questo emendamento è veramente incredibile: viene redatto come se sui giornali scrivessero esclusivamente professionisti, per cui si stabilisce solo per questi la sospensione. Ricordo che quando è stato proposto questo emendamento ho detto: attenzione, noi stabiliamo una sospensione solo per i professionisti, mentre sui giornali scrivono anche i pubblicisti, i praticanti. Chiunque può scrivere su un quotidiano, e noi creiamo una disparità di trattamento enorme tra chi è iscritto all’albo dei giornalisti professionisti e chi, invece, scrive sul giornale saltuariamente”.

Dopo le critiche, il nuovo testo messo a punto da Filippo Berselli del Pdl, presidente della commissione Giustizia, e Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd:  scompaiono le censure ai libri, l’interdizione e le norme punitive per l’editoria. Restano le multe al posto del carcere e la rettifica. Pd e Pdl dicono che adesso l’accordo è “blindato”. Prossimo round martedì 13.

Già l’8 novembre sono arrivate alcune proposte di modifica. Alla richiesta di Li Gotti si contrappone l’emendamento di Francesco Rutelli, dell’Api, che propone la pena accessoria dell’interdizione dalla professione giornalistica da uno a sei mesi (fino a un anno in caso di recidiva)  per chi viene condannato per diffamazione una seconda volta nei due anni successivi alla prima condanna. In un altro dei suoi emendamenti, Rutelli propone che la rettifica venga inserita anche negli archivi digitali dei giornali.    

Nelle altre proposte di modifica si puntano a ritoccare per lo più i tetti delle sanzioni pecuniarie. Il senatore del Pd, Vincenzo Vita propone di portare il tetto delle multe per la diffamazione a mezzo stampa di un fatto determinato dai 2mila ai 20mila euro. Mentre nel ddl Berselli si propone la forbice 5-50mila euro sulla quale si era già trovata l’intesa della maggioranza.

 

 

 

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