Abbey Gate, nel canale di scolo tra sangue, merda e pezzi di umani

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 27 Agosto 2021 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Abbey Gate, nel canale di scolo tra sangue, merda e pezzi di umani

Abbey Gate, nel canale di scolo tra sangue, merda e pezzi di umani

Abbey Gate, una porta di ingresso all’aeroporto di Kabul. E ad Abbey Gate sbocca o quasi un canale di scolo, una sorta di fogna a cielo aperto. Per giorni è stata la via dove di impilava l’umanità che dall’Afghanistan voleva fuggire. A centinaia, a migliaia con i piedi nell’acqua del canale di scolo, acqua e urina era la miscela costante. Lì, in fila, in attesa. Nel canale, nella fogna.

Perché in quell’avvallamento ci si ammassava e ci si spingeva verso Abbey Gate, perché in quel canale fogna poteva capitare di essere, forse, issati sul muro di cinta e quindi entrare nell’aeroporto dove attendere un posto in aereo. Nel canale di scolo di Abbey Gate si è calato uno dei kamikaze macellaio di umani. Dove altrimenti avrebbe potuto macellare meglio e di più?

Abbey Gate: nel canale un nuovo ristagno

Dopo l’esplosione nel canale di scolo di umani non ce n’è più. O almeno non ce n’è più ora in quel canale-fogna di umani tutti interi. Ce ne sono però pezzi di umani quanti se ne vuole. Una dissezione anatomica insieme di massa e particolareggiata: arti superiori e inferiori, viscere, tronchi semi interi e anche tranciati.

Pezzi anatomici femminili e maschili, di adolescenti e bambini. Impastati con quel che resta di ciò che indossavano: una veste larga afghana o una divisa occidentale. E quindi nel canale c’è un nuovo ristagno: la solita urina, la merda della fogna che non scorre più via intasata come è da tutti questi pezzi di umani e il sangue.

Sì, il sangue che si mescola con l’acqua e l’urina a dare un colore e un odore che non è solo quello della morte. C’è in questo canale di scolo che portava, puntava ad Abbey Gate qualcosa di più e di peggio della morte. C’è ancora una volta lo sterco dell’umanità, c’è la guerra di sterminio dell’impuro, c’è una mano che stermina e non può essere fermata e neanche disarmata. In quel canale di scolo c’è una guerra che non vogliamo, non possiamo ma che con tutta probabilità dobbiamo, nonostante noi stessi.