X

Parabola dei cassonetti: tasse buttate, racket dei rifiuti, residenti incivili

di Mino Fuccillo |20 Ottobre 2014 14:12

Parabola dei cassonetti: tasse buttate, racket dei rifiuti, residenti incivili

ROMA – Una lettera al Corriere della Sera, sabato 18 ottobre 2014. “Da sempre faccio raccolta differenziata…come vuotare il mare con un secchiello…Degrado, gli indiziati sono tre: primo posto all’Ama cui versiamo pesanti tributi senza ricevere un servizio decente. Secondo posto alla banda di sfruttati (simili ai minori mendicanti) che frugano più volte nei cassonetti buttando fuori quello che non gli interessa. Ho visto mercatini dell’usato della provenienza di cui sopra e che molti furbi italiani si affrettano a comprare. Last but not least parte dei residenti romani che buttano tutto indifferentemente sulla strada…”.

La cronaca si riferisce alla raccolta dei rifiuti urbani nella città di Roma, l’Ama è la società addetta alla raccolta e smaltimento rifiuti, il riferimento più diretto è al quartiere Salario-Trieste, cioè una zona di agiata borghesia non certo periferia abbandonata. La lettera è di Antonio Melillo che conclude: “Fermate il mondo, voglio scendere”. Una normale lettera a un quotidiano, una consueta cronaca cittadina. Ma anche una parabola nazionale, la parabola dei cassonetti. In fondo l’Italia è proprio così: Stato costoso e inefficiente, tasse alte ma anche buttate via e racket, lobby e corporazioni che sull’inefficienza pubblica ci campano e ingrassano e cittadini che se ne fregano, società incivile. Basta guardarli tutti e tre al lavoro davanti a un cassonetto e si capisce dove e come viviamo.

Scelti per te