Sconto tasse si può: se hai troppi debiti e pochi soldi. E’ legge, fisco subisce

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 29 Gennaio 2015 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA
Equitalia (foto Lapresse)

Equitalia (foto Lapresse)

MILANO – In Grecia il neopremier Alexis Tsipras, alla vigilia delle elezioni, aveva promesso di cancellare il debito contratto con i creditori internazionali mentre ora, dopo il voto, punta sulla rinegoziazione di questo. In Italia, una grande società calcistica come la Lazio ha potuto invece spalmare negli anni la restituzione dei suoi mastodontici debiti, ottenendo anche uno sconto. Pochi, forse nessuno, sanno però che dal 2012 anche i privati cittadini italiani, e non più solo gli Stati o le aziende, possono fare default e rinegoziare i propri debiti. E lo possono fare grazie ad una legge: la legge per la composizione delle crisi da sovraindebitamento. Possono cioè, ovviamente a determinate condizioni, rinegoziare i propri debiti, compresi quelli con lo Stato, ottenendo dilazioni ed anche sconti. Sconto sulle tasse si può: se hai troppi debiti e pochi soldi.

E dalla teoria alla pratica, è il caso di Rossella Stucchi, impiegata 53enne che ha visto il proprio debito con Equitalia passare, grazie ad una sentenza, da 87mila ad 11mila euro.

La storia della signora Stucchi la racconta Francesca Basso sul Corriere della Sera, ed è una storia come ce ne sono probabilmente migliaia nel nostro Paese. E cioè la storia di una donna con un impiego non particolarmente mal retribuito dal punto di vista del mercato ma che certo nulla ha a che spartire con la ricchezza e nemmeno con il benessere, un reddito cioè da mille euro circa. Esattamente come moltissimi in Italia.

Nel 2002 alla signora Stucchi vengono contestate delle irregolarità fiscali relative al 1996: 26 milioni di vecchie lire è il conto che le viene presentato per dei redditi superiori a quanto denunciato. Ma la donna, che nel frattempo ha divorziato e come racconta ha a suo carico i due figli, non è in grado di pagare e presenta ricorso. Ricorso che per ben due volte viene respinto mentre, nel frattempo, il conto lievita causa interessi e sanzioni varie che si vanno aggiungendo.

Come spesso accade però anche nel caso della signora a sfortuna si aggiunge sfortuna. La donna si trova a dover affrontare una serie di problemi di salute e, anche sul lavoro, le cose non vanno meglio e arriva la cassa integrazione.

La svolta, in tutti i sensi, nel 2012. E’ infatti in quell’anno che la donna riceve in eredità un sesto della casa dei genitori. Non certo un patrimonio ma abbastanza da risvegliare l’attenzione dei creditori e di Equitalia. Quasi contemporaneamente il governo in carica, e cioè l’esecutivo retto da Mario Monti, vara una legge che ha come obiettivo quello di aiutare consumatori e piccoli imprenditori in difficoltà che, anche a causa della crisi economica, non riescono a far fronte ai debiti.

Il debito della Stucchi è nel frattempo lievitato alla somma assolutamente per lei mostruosa di oltre 87mila euro. Soldi da rimborsare con un reddito da mille euro e nessun bene, fatta eccezione per quel sesto di casa che nel 2013 viene da Equitalia ipotecato (ma non messo all’asta in quanto prima abitazione). La donna chiede quindi di poter rateizzare il debito, cosa che le viene accordata, ma le rate da versare sono di mille euro al mese. Evidentemente incompatibili con un reddito come quello della Stucchi che è anche lui di mille euro.

A questo punto il colpo di genio: il ricorso alla legge varata da Monti e corretta da Letta. Vero colpo di genio perché pochi sanno della norma e delle possibilità che offre e ancor meno l’utilizzano. Ma la legge c’è e prevede che il consumatore, gravato da passività non derivate da attività d’impresa o professione, presenti un piano di ristrutturazione del proprio debito. Più o meno come gli stati. La procedura comporta che il consumatore possa essere ammesso a pagare il proprio debito anche in misura non integrale e, se il giudice approva il piano presentato, questo diventa vincolante per i creditori, Equitalia compresa.

La donna mette sul piatto tutto quello che ha, e cioè quel famoso sesto di casa che è stata nel frattempo venduta: valore 11mila euro. Il giudice accetta a la Stucchi sana, dopo quasi tre lustri, la sua posizione nei confronti del fisco.

A questa procedura, ricorda la Basso sul Corriere, possono accedere non solo i privati ma tutti i debitori non fallibili, e cioè anche piccoli imprenditori e professionisti. In questo caso però la proposta di accordo deve avere il consenso di almeno il 60% dei creditori. Buono a sapersi…