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Stamina non cura, come Di Bella. Allora è un vizio, qual è?

di Emiliano Condò |12 Settembre 2013 15:02

Davide Vannoni (foto LaPresse)

ROMA – Bocciato. Il metodo “Stamina”, dopo la bocciatura della comunità scientifica internazionale, è stato giudicato privo di fondamenti scientifici anche dagli esperti del ministero della salute. La ministra Beatrice Lorenzin dovrà ora decidere se accogliere le tesi dei tecnici, cosa probabile, o se al contrario andare avanti con la sperimentazione. Davide Vannoni, ideatore del metodo in discussione, annuncia già ricorsi al Tar e denuncia come, a suo dire, i tecnici fossero non imparziali e anzi prevenuti nei suoi confronti. Dopo la famigerata “cura Di Bella”, rivelatasi una assoluta a totale non cura, anche la miracolosa “Stamina” si avvia a seguire lo stesso destino. Ma come mai soprattutto noi, soprattutto l’Italia fatica ad accettare la prova scientifica come bussola e continua ad innamorarsi di presunte cure che promettono risultati strabilianti ma che somigliano poi spesso più a pozioni che a medicine?

Stamina non cura, come non curava Di Bella. Eppure in molti ci credettero allora, ci credono oggi. E altri, non pochi, hanno trovato opportuno crederci o far finta di crederci. Allora è un vizio. ma, se è un vizio quale vizio è? Non la disperazione dei malati e dei loro parenti, non l’illusione della guarigione, non la speranza contro ogni evidenza. Queste sono umane emozioni, non hanno nessun marchio di italianità. Tutta nostra però è l’abitudine a far diventare “politica” la questione scientifica. Il dibattito su Di Bella allora e quello su Stamina oggi è presto diventato “politico”. E la politica, si sa, è l’arte del lisciare il pelo alla gente. Non solo in Italia ma in Italia più che in ogni altro luogo.

Tutta italiana è poi la funzione dei talk-show di “approfondimento”. Del caso Stamina si impossessa la tv del dolore e dell’audience. Conduttori che nulla sanno e che soprattutto nulla vogliono sapere neanche alla larg ospitano genitori di bimbi malati come fossero vittime di persecuzioni di Stato e religiose. I talk-show convincono politica e governo che è meglio non mettersi di mezzo. Qua e là magistrati ordinano di impartire la cura a chi ne faccia richiesta, lo ordinano al Servizio sanitario nazionale. E che ne sanno i magistrati di cure e non cure? Niente, ma vanno anche loro dove l’onda va.

Il vizio italiano non è dunque la speranza, l’illusione, la disperazione. I vizi italiani sono la cialtroneria e l’opportunismo. Su Di Bella e Stamina viene ritenuto diritto e dovere si pronuncino in opinione tutti coloro che nessuna competenza hanno al riguardo. Un pretore, un conduttore tv, uno per strada. La loro opinione “vale”. Vale per l’audience e vale per la politica. Italiano è poi il vizio dell’orgogliosa ignoranza, dell’abbattimento felice di ogni anticorpo alla cialtroneria e opportunismo. Ogni obiezione, rilievo e competenza scientifica è bollata come menzogna di casta e il gioco è fatto.

Gira in questi giorni su Facebook una falsa notizia secondo cui alcune case farmaceutiche avrebbero ammesso che hanno inoculato il cancro attraverso i vaccini. Con questa leggenda fa il paio una nuova miracolosa cura, descritta in un blog, che assicura di poter salvare dal cancro lavorando sulla flora batterica. Di bufale, notizie false, illusioni e false promesse è piena la rete e sempre pieno ne è stato il mondo. Contro di queste l’opinione pubblica ha sviluppato degli anticorpi, difese che a volte funzionano e altre no, e le società e gli Stati si sono organizzati in modo da poter discernere tra ciò che funziona e ciò che solo promette. Servono a questo i comitati e i protocolli scientifici, servono a questo le regole e i parametri che un metodo di cura deve rispettare per essere ritenuto valido. Funziona così in tutto il mondo. Funziona che una cura viene proposta e sottoposta a test rigorosi e, se è valida, viene applicata. Se invece non è valida viene scartata e basta.

Ma non in Italia. Nel nostro Paese alcune supposte cure, vedi il “metodo Di Bella” prima e lo “Stamina” oggi, vengono portati all’attenzione della comunità scientifica non dai loro ideatori, ma dai pazienti che con questi si sono a loro dire curati. Pazienti che, vista la loro delicata condizione di infermi, aderiscono in modo quasi fideistico alla cura che gli promette una completa, semplice e prima impensabile guarigione. E pazienti che si trasformano alla stregua di adepti di un nuovo credo e che trovano la meno comprensibile sponda dell’opinione pubblica che invoca una non meglio precisata libertà di cura, e trovano sponde ancor meno comprensibili dalla politica, da quella politica che dovrebbe saper essere imparziale ma che ma invece segue le pulsioni della pancia più che le evidenze della scienza. E da sponda e moltiplicatore fa la magistratura che si occupa e soprattutto sentenzia su materia nella quale è ovviamente non competente.

Ma cos’è la tanto spesso invocata libertà di cura? Sarebbe, la libertà di cura, la libertà di ognuno di noi di curarsi come meglio crede. L’errore di fondo è che questa libertà e la relativa possibilità di scelta dovrebbe essere esercitata nel recinto delle cure funzionanti, scientificamente testate. La libertà di scegliersi medico ed ospedale, la possibilità di rifiutare un farmaco in favore di un altro altrettanto valido. In Italia questa libertà viene però confusa e fraintesa, in una sempre meno comprensibile e giustificabile scala, dai pazienti, dalla cosiddetta gente e dalla politica poi, per libertà di scegliere tra tutto. Per la serie “se io credo che un impacco di sterco di pipistrello liberi dal cancro, devo potermi coprire di guano”. Anzi, qualcuno deve farsi carico della produzione, reperimento e distribuzione del guano miracoloso. Tesi già ardita in nuce visto che lo Stato, la Comunità Umana dovrebbe tutelare anche coloro che non sono evidentemente in grado di fare scelte lucide, ma che diventa insostenibile quando arriva, come sempre accade in Italia, alla conclusione che lo sterco di pipistrello in questione lo debba pagare lo Stato.

E lo Stato, che di fronte a queste istanze dovrebbe affermare il valore della scienza, sulla spinta della pancia della nazione e su input di politici che l’emozione cavalcano, in Italia decide invece di stanziare dei fondi pubblici per comprare la cacca di pipistrello. E’ stato così anche per “Stamina”. Sulla spinta di discutibili pulsioni ha stanziato alcuni milioni di euro lo Stato perché il metodo ideato e promulgato da Vannoni venisse sperimentato. E questo nonostante la comunità scientifica internazionale, per bocca di illustri esperti e attraverso ancor più illustri pubblicazioni stroncasse il metodo in questione dimostrandone l’inefficacia. Anzi praticamente ogni medico, ricercatore e scienziato più volte ha avvertito che un “metodo”, un “protocollo” non esisteva. Vannoni si è a lungo rifiutato di presentare la documentazione richiesta, nonostante operi in condizioni discutibili e nonostante la prova più forte a suo favore fosse l’emozione di genitori comprensibilmente disperati che non si rassegnano all’idea che il male da cui i loro figli sono affetti non sia, ad oggi, curabile dall’uomo. A tutto questo Vannoni ha opposto la tesi di una sorta di congiura dei medici contro di lui motivata da invidia. Lo Stato, il governo, da bravi Ponzio Pilato, hanno lasciato prima ai talk-show poi ai magistrati la responsabilità di decidere. Ecco, tutto questo è molto, molto italiano. Insieme alla formazione di comitati familiar politici a sostegno di Vannoni e Stamina. Come fu per Di Bella…Francesco Storace ne fece un simbolo e un martire e a un certo punto la cura Di Bella diventò chissà perché niente meno che di destra. Sarà “grillina” la cura Stamina?

 

Mali incurabili, emozioni e false promesse sono sempre esistite e continuano ad esistere in ogni luogo. Alcuni secoli fa si stabilì il concetto di metodo scientifico e razionale contrapposto alla magia, in Italia, evidentemente, non ha però attecchito.

 

 

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