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Legittima difesa: quando si può sparare e quando no. Forza Italia vota contro

di Antonio Buttazzo |2 Ottobre 2018 13:53

Legittima difesa: quando si può sparare e quando no. Forza Italia vota contro

Legittima difesa: quando si può sparare e quando no. Forza Italia vota contro

ROMA – Legittima difesa: quando si può sparare e quando no. Forza Italia vota contro. La Camera ha ripreso l’esame del ddl sulla Legittima difesa. Il voto finale sul provvedimento, che dovrà passare al Senato, è previsto per la mattinata di oggi, dopo l’esame degli ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali.

Quando è legittima difesa. Il provvedimento stabilisce che va considerata legittima difesa  la reazione a un’aggressione in casa, in negozio o in ufficio commessa di notte o all’introduzione con violenza, minaccia o inganno. Resta che il confine della legittima difesa viene superato quando non vi sia proporzionalità tra reazione e offesa e attualità del pericolo (se il ladro sta scappando, sparargli significa eccesso di legittima difesa).

Il turbamento psichico esclude la colpa. Il ddl prevede che nella legittima difesa domiciliare sia sempre esclusa la colpa di chi spara se l’errore, in situazioni di pericolo per la vita e la libertà personale o sessuale, è conseguenza di un grave turbamento psichico causato dall’aggressore.

Assistenza legale a carico dello Stato. Nel caso in cui sia dichiarata la non punibilità per legittima difesa, tutte le spese processuali e i compensi degli avvocati saranno a carico dello Stato.

Il no del centrodestra. Sul testo finale è saltata l’intesa tra Forza Italia e la maggioranza, e Silvio Berlusconi annuncia il no dei suoi deputati al testo che, giudica “non adeguato al bisogno di sicurezza degli italiani e a ciò che tutti gli italiani si attendono: una legge in grado di tutelare le persone per bene, quando sono aggredite”. Il Pd reagisce accusando Forza Italia di non conoscere il ddl e di non volersi prendere responsabilità.

Il testo era arrivato in Aula dopo uno ‘stop and go’ di due anni, con la Lega contraria rispetto alle norme uscite dalla commissione Giustizia, considerate dal Carroccio assolutamente troppo lievi rispetto alla necessità auspicata dal partito di Salvini di assicurare in ogni caso la non punibilità per chi, rapinato in casa propria o vittima di un crimine violento, reagisce nei confronti del criminale causandone la morte.

Una lunga mediazione aveva consentito di arrivare, recependo istanze di Ap e Forza Italia, ad un allargamento del concetto di legittima difesa anche alla “reazione ad un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno”.

Un modo articolato per consentire di difendersi durante le rapine notturne, in analogia con l’ordinamento penale francese. Viene poi precisata l’esclusione della colpa di chi reagisce “in situazioni comportanti un pericolo attuale per la vita, per l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale”. Troppo poco, però, per la Lega, che con Forza Italia punta con un emendamento, ma senza riuscirci, all’introduzione in ogni caso della presunzione di proporzionalità tra aggressione e difesa.

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