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Meloni e Salvini, l’opposizione di Renzi li ha spiazzati. Ma alla fine Conte ha fatto fuori entrambi i Matteo

di Antonio Buttazzo |16 Gennaio 2021 23:12

Meloni e Salvini, l'opposizione di Renzi li ha spiazzati. Ma alla fine Conte ha fatto fuori entrambi i Matteo. Nella foto: Giorgia Meloni e Matteo Renzi

Meloni, Salvini e Renzi, analisi di una crisi in corso. Magari qualcuno ha anche creduto che Matteo Renzi abbia favorito la nascita del secondo Governo Conte per sterilizzare l’aumento dell’IVA. E in effetti questo era il motivo per cui il leader di Italia Viva, che al tempo militava ancora nel PD, aveva chiesto la nascita del Governo giallo-rosso, sbarrando la strada a Salvini e ai suoi sogni di governare l’Italia con i pieni poteri.

In realtà Renzi aveva paura delle elezioni, almeno quanto Matteo Salvini le desiderasse. Aveva intuito che la pattuglia di deputati e senatori a lui fedeli si sarebbe ridimensionata.

Dato che le liste elettorali, in caso di elezioni anticipate, le avrebbe predisposte Nicola Zingaretti. Con l’ovvia conseguenza che i nuovi parlamentari avrebbero rappresentato i mutati rapporti di forza all’interno del partito democratico.

Un rischio che Renzi non poteva e non voleva correre.

È stato dunque il puro calcolo politico che lo ha indotto a caldeggiare un accordo con i tanto vituperati grillini.

Un accordo al quale, alla fine, ha aderito anche un dubbioso Zingaretti, presso cui aveva trovato una sponda un ingenuo Salvini.

Probabilmente Renzi sperava di surrogarsi al leader leghista nel ruolo di “burattinaio” del premier Conte. Messo lì da Di Maio e Salvini per suggellare un accordo che durante la campagna elettorale i due leader avevano invece reciprocamente escluso.

Renzi, Salvini e Meloni

Renzi ha sbagliati i conti per almeno due motivi, uno dei quali, se vogliamo, alquanto prevedibile.

Ha infatti sopravvalutato le proprie capacità. E più ancora il residuo consenso goduto dopo la disfatta del referendum. Con cui aveva coltivato i propri propositi velleitari di “cambiare il Paese”.

E poi perché è arrivata la pandemia.

Da un lato, sono scomparsi dalla ribalta tutti i leader politici (ad eccezione di Conte). Dall’altro il Premier ha affinato le proprie abilità politiche, dimostrando di avere capacità di mediazione utilissime in un momento così drammatico.

Renzi ha sostituito Salvini e Meloni all’opposizione

È stato allora che Renzi, intanto sfilatosi dal partito democratico, ha capito che, per riconquistare visibilità e peso politico, doveva sostituirsi nell’opposizione al Governo a Salvini e Giorgia Meloni.

Anche perché questi ultimi continuavano a svolgere un’opposizione inconcludente. E spesso nociva. Non che Renzi non avesse validi motivi di critica all’attività di Governo.

Avere ottenuto la modifica del Recovery Plan, soprattutto nella parte in cui venivano previsti soltanto 9,5 miliardi da destinare alla sanità (adesso sono raddoppiati) è stata una battaglia giusta. E condivisibile. Di cui può, a ragione, intestarsi la vittoria.

E tale modifica è stata particolarmente opportuna in mancanza di adesione al Mes sanitario, imposta dai 5stelle.

Come del resto sono legittime anche le sue critiche alla governance del Next Generation UE plan.

I limiti dell’impianto ideologico di Renzi

Ma l’impianto ideologico che ha portato al ritiro della delegazione ministeriale di Italia Viva dalla compagine governativa soffre di un grave limite.

Quello di anteporre l’interesse personale all’intesse comune. La smania di potere che lo affligge da sempre ha impedito a Renzi di valutare adeguatamente gli effetti di una crisi al buio. In un momento così drammatico per il Paese.

Senza considerare il rischio, per lui, che dalla crisi si possa uscire mandando Renzi all’opposizione. Con grande soddisfazione di Giuseppe Conte. Che di Matteo ne ha già fatto fuori uno.

 

 

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