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Pd, Franco Marini: il “rottamatore” ha 80 anni…

di Antonio Del Giudice |18 Maggio 2022 9:40

ROMA – Franco Marini, sindacalista, classe 1933, compirà 80 anni il prossimo 9 aprile. Lanfranco Tenaglia, magistrato, classe 1961, compirà 52 anni il 17 ottobre. Tutti e due abruzzesi, tutti i due Senatori della Repubblica, eletti con il Pd, tutti e due di scuola democristiana e di fede cattolica.

Franco Marini è in Parlamento dal 1992 con i Popolari di Martinazzoli, Lanfranco Tenaglia è in Parlamento dal 2006 con la Margherita. Secondo voi, chi è stato “rottamato”, Marini o Tenaglia? Va bene, non diciamo “rottamato”.

Lanfranco Tenaglia tornerà a fare il magistrato del Tribunale civile di Venezia, nella stessa posizione che occupava nel 2002 quando fu eletto membro del Csm, il più giovane di sempre, prima dell’avventura in politica.

Franco Marini tornerà al Senato. Per ottenere la deroga e il posto nel listino di Bersani, ha accettato di correre in Abruzzo come numero 2, alle spalle di Stefania Pezzopane, la effervescente (all’epoca del terremoto) presidente della Provincia del’Aquila, vicina di foto di Obama, la più votata alle primarie abruzzesi.

L’ottantenne Marini ha dunque avuto la meglio sul cinquantenne Tenaglia, a suo tempo da lui stesso voluto in Parlamento per le sue competenze e, fino a ieri, ministro-ombra della Giustizia del Pd. Marini è abruzzese di San Pio delle Camere, con la sua storia di rude alpino e di ostinato segretario nazionale della Cisl.

Da quando, nel 1992, ha lasciato il sindacato per la politica, è noto per essere l’uomo delle liste che trattava con la durezza delle vertenze sindacali. Inviso a Remo Gaspari, che gli imputava il poco impegno per la sua terra, Marini è stato, ed è ancora, il punto di riferimento del centrosinistra in Abruzzo, l’elemento di equilibrio che ha evitato (con la politica decapitata dalle Procure, lo scandalo Del Turco docet) una guerriglia tutta interna.

Anche per le prossime elezioni tutto è ruotato attorno a lui. Ma lui, Marini, non si è limitato a fare il padre nobile della transizione. Ha voluto la sua poltrona, punto e basta.

Non si è interrogato neanche per un attimo sul perché Massimo D’Alema abbia lasciato. Non si è ricordato neanche per un attimo di essere stato fra i “rottamatori” dell’allora 80enne Ciriaco De Mita. Nessuno comunque ha fiatato davanti alla sua scelta.

Anche se la domanda gira sottotraccia: perché uno che è stato presidente del Senato, si è acconciato a scivolare in lista, pur di esserci? Sottotraccia, e neanche tanto stando al Corriere della Sera, gira anche la risposta: Marini guarda ancora con speranza al Colle più alto. Glielo suggerisce la teoria alternanza laico-cattolico al Quirinale. Napolitano è laico, Prodi non piace a D’Alema. Hai visto mai che la pallina della sorte… Meglio giocarsela, altro che giovani competenti e tutto il resto.

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