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Conte, settimana di passione: da domani (scuola) al 20 (elezioni e referendum) si gioca tutto

di Bruno Tucci |13 Settembre 2020 10:43

Conte, settimana di passione: da domani (scuola) al 20 (elezioni e referendum) si gioca tutto

Per una volta, da domani, sarà la scuola a essere sotto esame. Con gli studenti, dalle elementari alle superiori, a dare i voti.

Daranno i voti sui banchi che mancano. Sulle mascherine obbligatorie o no. Sul distanziamento. Sull’inizio delle lezioni ancora incerto in molte regioni, sugli orari, sui turni, sul carico domestico che i genitori dovranno sopportare.

Che giorno sarà il 14 settembre? Interrogativo difficile. Il ministro Lucia Azzolina è ottimista, ma potrebbe essere il contrario? Si dice certa dell’aiuto degli operatori scolastici e di quanti gravitano nel mondo dell’istruzione.

Per Azzolina e Conte il momento della verità

Però sa perfettamente che per lei e per Conte sarà il momento della verità. Se dovesse andar male (e non glielo auguriamo per il bene di tutti) difficilmente riuscirà a mantenere il posto che occupa.

Le grane sono ancora tante alla vigilia del suono della campanella. Centinaia di studenti sono sempre privi dell’ iscrizione. Misurare la febbre prima di entrare in aula è un interrogativo non risolto.

Chi lo dovrà fare? I genitori a casa o i docenti prima dell’inizio delle lezioni? In alcune regioni la polemica infuria e non si sa se riescano ad ottemperare all’ordinanza del ministero.

Ad esempio il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Dopo aver ricordato i disservizi che ancora penalizzano molti istituti sostiene senza peli sulla lingua: “In queste condizioni non riapriremo nemmeno il 24 settembre”

Questa è una data che si sono dati alcuni governatori certi di non fargliela per domani e di criticare le scelte del governo Conte: “Che senso ha dare il via domani alle lezioni? Quando la settimana seguente, le scuole dovranno chiudere per far posto al referendum e al voto che si terrà in sette regioni?”. 

Gli agguati della destra a Conte

Insomma non c’è pace per una data divenuta essenziale non solo per la responsabile del ministero, ma anche per l’intero governo. Giuseppe Conte sa perfettamente che se le cose dovessero andar male, la destra gli salterebbe addosso. E aspetterebbe con ansia le elezioni del 20 settembre per assestare il colpo definitivo ad un esecutivo che balla da tempo.

Pure dal Colle partono segnali di preoccupazione e i più stretti collaboratori del Capo dello Stato seguono ora per ora l’evolversi della situazione.

Altro interrogativo pressante: arriveranno tutti i supplenti necessari per il via? Azzolina placa le polemiche: “State certi, gli alunni avranno tutti il loro insegnante”.

Comunque andrà sarà una scuola diversa quella che aprirà domani: “Ibrida e digitale”, la chiama in un editoriale di stamane la Repubblica. Dobbiamo però aggiungere che non è solo quello della scuola il problema che affligge il premier e i suoi ministri.

Siamo alla vigilia di due appuntamenti importantissimi per il nostro Paese, Il referendum per il taglio dei Parlamentari e la scelta dei governatori in sei delle sette regioni che si recheranno ai seggi.

Se il no dovese ribaltare i pronostici della vigilia (che davano i si addirittura oltre l’80 per cento). E se in alcune regioni la destra dovesse vincere, nonostante l’ottimismo degli uomini di governo, il Quirinale non potrebbe chiudere gli occhi dinanzi a questa situazione.

Forse la “Toscana rossa” potrebbe essere la cartina di tornasole. Se Susanna Ceccardi, pupilla di Salvini, dovesse spuntarla sarebbero in molti fra i commentatori a cantare il “De profundis”.

 

 

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