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Chiesa cattolica, la spinta tedesca verso rivoluzione o scisma? Donne prete, sposati, divorziati, omo, trans

di Franco Manzitti |6 Marzo 2022 9:34

Chiesa cattolica, la spinta tedesca verso rivoluzione o scisma? Donne prete, sposati, divorziati, omo, trans

La Chiesa cattolica alla fine del mondo. Nel terribile clima di questo inizio di Terzo Millennio la Storia incomincia a dare segnali tanto forti da far tremare l’Umanità intera del Pianeta.

La pandemia ancora continua, meno spaventosa ma con il suo carico di dubbi e di temute nuove fiammate. Una guerra è in corso nel cuore dell’Europa, che nessuno aveva previsto, se non i suoi criminali autori.

Ecco ora lo spettro di un temuto scisma nella Chiesa cattolica.

Una separazione da Roma, dalla cattedra di Pietro, annunciata da molti segnali. E da eventi che cambiano tutta la prospettiva con la quale la Chiesa Cattolica, il Vaticano, sua espressione terrena e fisica, erano vissuti dal mondo. Non solo quello fedele a quella religione, che ha più di Duemila anni.

Il papa Emerito, Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, con la sua veste bianca, nel suo rifugio vaticano chiede perdono per gli errori che commise da arcivescovo di Monaco. Non perseguendo canonicamente quattro pedofili della sua Diocesi.

Questo grande teologo è forse uno dei più insigni pensatori cattolici della epoca moderna. “Convive” con il papa insediato. Ora è stato costretto a inginocchiarsi e a chiedere scusa. Un “fu papa” che è ancora lì, quasi senza voce, ma lucido, orante e penitente.

E un campione della Chiesa di questi tempi, il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, che commenta: “Le accuse a Ratzinger sono assurde: la Chiesa deve avere il coraggio della verità e non deve essere autolesionista.”

E il papa “vero”, Jorge Bergoglio, Francesco I, venuto “ dal mondo alla fine del mondo”, come disse insediandosi oramai quasi nove anni fa? Pur di trasmettere il suo messaggio accetta di partecipare a un talk show televisivo e parla agli italiani attraverso la trasmissione di Fabio Fazio.

Il papa lotta contro la scristianizzazione del mondo. Si oppone al clima. È definito da un pensatore della caratura di Alfonso Belardinelli, come da “fine“ del cristianesimo. Nel silenzio di una società, soprattutto quella occidentale, “che del cristianesimo non sa che farsene”.

“La società moderna usa il cristianesimo come ornamentale, oppure come controparte di altre religioni contrapposte come quella islamica”, insiste Belardinelli

Cosa resta?

Restano i bisogni fondamentali dell’uomo, quelli ai quali cerca di rispondere Bergoglio, un Papa che parla un altro linguaggio. Incominciando da quello suo personale, di vita, di abitudini di atteggiamenti. Un Papa che era arrivato otto anni e trecento giorni fa su quel balcone di piazza san Pietro, annunciando che i cardinali lo avevano chiamato “dal mondo alla fine del mondo”.

E questo Papa, tanto tempo dopo, tante rivoluzioni e strappi dopo, non solo va nei talk show, ma continua ad abitare a Santa Marta invece che nell’appartamento pontificio. Va a fare shopping a Roma, come un cittadino qualsiasi. E , infine, attraversa la piazza san Pietro e bussa alla porta dell’ambasciatore russo per chiedergli di smettere i bombardamenti. Ora che la Terra trema sotto la minaccia di una guerra globale, una guerra nucleare che il mondo aveva cancellato dalle sue paure.

Dopo la pandemia, dopo l’allarme choccante delle catastrofi ambientali. Come le sette piaghe d’Egitto, le pestilenze, le guerre, i diluvi universali e ora l’incubo nucleare, l’Armagheddon.

La società moderna non ha bisogno del cristianesimo, in questa situazione? Il papa, venuto “da quel mondo alla fine del mondo”, cerca con il suo linguaggio diretto di rispondere ai bisogni primordiali. Cerca di rispondere alle domande ultime dell’uomo.

Più di cento anni fa un grande scrittore dell’Ottocento, ma anche di tutte le epoche, oggi violentemente riportato alla ribalta dalla guerra dei russi contro l’Ucraina, Fedor Dostojeskij, si interrogava.

“Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere proprio alla divinità del Figlio di Dio Cristo?” Se lo chiedeva centoquarant’anni fa . E Ratzinger, il Papa Emerito, nei suoi scritti, gli aveva risposto: “Un uomo può credere proprio finché il cristianesimo avrà da rispondere qualcosa di corrispondente.”

Ed ecco allora che le parole, il linguaggio di Bergoglio, le sue risposte, le sue azioni nelle tempeste del tempo hanno proprio un senso corrispondente in questa evoluzione. Tra scristianizzazione, domande eterne dell’Uomo e possibili repliche.

Ma poi torna la domanda centrale sulla Chiesa di Roma, in questa tempesta sul suo destino, sui numeri statistici che inchiodano la frequenza del suo culto, l’assiduità alla sua liturgia. E su come quella secolarizzazione della società moderna picchia ai portoni delle sue chiese (sempre più chiuse). Delle sue sacrestie (sempre più spoglie). Dei suoi oratori (sempre meno salvagenti di bambini e adolescenti).

Insomma “la Chiesa Brucia?” tanto per ripetere il titolo di quel libro di Andrea Riccardi, il fondatore di sant’Egidio. (Oggi sulla trincea della guerra con la bandiera della pace, dell’assistenza ai profughi?

La Chiesa brucia e in mezzo a quelle tempeste oggi il timore “interno” più forte è quello dello scisma tedesco, che potrebbe diventare presto, prestissimo, una ipotesi reale.

Il Sinodo di quella Chiesa, che studia più di ogni altra la rivoluzione “interna”, sta per terminare, dopo gli scossoni che in questi anni ha inferto alle fondamenta vaticane. E’ durato quasi quanto un Concilio, dal 2019 a oggi. Ha attraversato il mare degli scandali della pedofilia, le richieste sul celibato dei preti, sul ruolo delle donne. Ha squadernato il grande problema di una “Chiesa democratica”, dove “bisogna fare in modo che non comandi più uno solo.” Cioè il Papa.

Le proposte del Sinodo sono pronte nelle mani del presidente della Conferenza episcopale tedesca, Georg Batzing, che le porterà in Vaticano.

Contengono la richiesta di una riforma “forte”, portata avanti da un vento impetuoso. “Vogliamo una Chiesa nella quale il potere sia condiviso, e non rimanga più nelle mani di uno solo, vogliamo che nella Chiesa siano applicati l’uguaglianza dei diritti, l’uguaglianza della dignità di uomini e di donne.

Vogliamo che sia accettata la differenza e la molteplicità di genere”, ha detto e sarebbe meglio precisare, ha tuonato, il leader dei vescovi tedeschi. E il cardinale Reihmard Marx, potentissimo, ha aggiunto: “Bisogna percorrere nuove strade, riconoscere i nuovi tempi.”

Sono loro che hanno chiesto a Ratzinger di scusarsi per quegli antichi fatti del suo ruolo nell’arcidiocesi di Monaco.

E hanno continuato con il loro Sinodo, che precede quello universale, lanciato dal Papa con la “modernizzazione”.

Le tappe sono sconvolgenti: fine del celibato sacerdotale, ordinazione delle donne, elezione dei vescovi, benedizione delle coppie omosessuali. Tutti passaggi di un piano più grande che è, appunto, quello della democratizzazione della Chiesa.

Di fronte a queste rivoluzioni millenarie cosa ne è del “primato petrino”?, si è chiesto uno degli osservatori più attenti della Chiesa cattolica, Matteo Matzuzzi del “Foglio”, praticamente l’unico giornalista che segue strettamente le vicende di quella “Chiesa che brucia”.

La risposta che arriva dalla Germania è raggelante: “Roma non è la Chiesa del mondo”, ha risposto Batzing. Riecheggiando un tono che anni prima il suo collega Marx aveva usato, quando era in discussione il problema della Comunione ai divorziati. Davanti al quale la riposta vaticana alle avanzate tedesche era stata ultra prudente.

In Germania i temi esplosivi, e ben più avanzati di quest’ultimo, come la ordinazione sacerdotale di uomini sposati, sono passati attraverso votazioni interne con esito quasi plebiscitario. Come l’accesso al diaconato e poi al sacerdozio delle donne. E poi come l’elezione dei vescovi, non più scelti solo dal papa, ma pescati in una lista preparata dalla diocesi interessata, sottoposta al Vaticano e, quindi, votata dalla diocesi stessa.

Già, ma ora come finisce questa rivoluzione d’Oltre Alpe? Come finisce dopo che Roma ha detto no, per esempio, alla benedizione delle coppie dello stesso sesso?

Tutto sarà spedito a Roma perché il Papa o un Concilio decidano, magari in contemporanea con la conclusione del sinodo nel 2023.

Ma i tedeschi non sono soli: anzi, sono sicuri di essere la locomotiva di una trasformazione epocale in America Latina, in Australia, nei Caraibi, in Spagna. Si veda il caso pilota dell’Amazzonia, dove già sei anni fa l’esperimento dei “viri probati”, che potevano dire messa in zone irraggiungibili per i “consacrati” era stato lanciato.

I tedeschi non si fermano, sperano che ci sia, nel grande mare della discussione sul Sinodo Universale, un dibattito tale da andare oltre al Concilio Vaticano II. Ma non c’è solo il Concilio Vaticano II da superare, scavalcando anche le resistenze, non certo trascurabili, dei tradizionalisti.

Ci sono anche le decisioni dei papi precedenti, papi santi, beati o benedetti, da Paolo VI a Giovanni Paolo II, che dissero no alle rivoluzioni del celibato e del ruolo delle donne.

“ Ma sono morti!!”, è stato obiettato e la scristianizzazione, la mancanza di vocazioni, stanno prosciugando la Chiesa. I tedeschi, da rigorosi quali sono, hanno calcolato che la frequenza alla messa è calata al 5,9 per cento. Che gli abbandoni sono oramai più di duecentomila nell’ultimo anno, calcolati con il taglio delle tasse ecclesiastiche.

Ma loro sono tedeschi, agli italiani basta bussare alle porte di molte parrocchie di grandi città, dove l’uscio è chiuso. E dove molti parroci hanno sulle spalle quattro, cinque chiese e dove la domenica diventa una corsa a celebrare messa, saltando da un quartiere all’altro.

Oppure basta salire in qualche piccolo paese di montagna e scoprire che la suora che pulisce la chiesa e ne apre la porta è di colore e che chi celebra viene da un continente lontano e ha qualche problema a pronunciare l’omelia in italiano davanti ai fedeli.

La Chiesa brucia? I tedeschi spingono, avanzano con le loro proposte di aperture e democratizzazioni. Il papa Francesco usa il suo linguaggio sempre più forte. Il papa Emerito Benedetto, prega in silenzio, con il filo di voce che gli è rimasto.
 

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