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Francia, svolta a sinistra dei socialisti, poca speranza di vincere, sale Macron, il social-liberale

di Marco Benedetto |23 Gennaio 2017 8:42

Francia, primarie del partito socialista. Analisi dei risultati. I socialisti svoltano a sinistra, lasciano per strada l’anima riformista e scelgono una linea molto simile a quella del laburista Jeremy Corbyn, che non lascia nessuna speranza per le prossime presidenziali. Benoît Hamon, uno dei leader dell’ala sinistra, è arrivato in testa al primo turno delle primarie e se la vedrà con l’ex premier Manuel Valls. Stando ai risultati, Hamon dovrebbe vincere, visto che potrà contare anche sui voti di Arnaud Montebourg, l’altro esponente della sinistra.

I due hanno ottenuto più del 50 per cento dei suffragi e una rimonta di Valls sembra quasi impossibile. Il Partito socialista, dilaniato da rivalità personali e politiche, è prossimo all’implosione e ad approfittarne potrebbe essere quello strano animale politico di Emmanuel Macron, creatura di François Hollande sfuggita al suo controllo, social-liberale che spariglia le carte delle presidenziali.

Non bisogna dare troppo per scontato il voto del secondo turno, ma le primarie confermano l’umor nero del Paese e la voglia di cacciar via tutti i vecchi responsabili : Nicolas Sarkozy è stato umiliato alle primarie della destra, François Hollande messo nelle condizioni di non ripresentarsi e adesso Valls viene spinto verso l’uscita di scena. E anche nell’ala sinistra è stato preferito un volto relativamente nuovo come Hamon piuttosto che Montebourg, uomo vanitoso e mediatico, ma di scarso spessore alla prova dei fatti. Poco conta che il programma di Hamon sia basato su una promessa irrealizzabile : la creazione di un reddito minimo universale di 750 euro versato a tutti. Lui stesso ha difficoltà a spiegare come finanziare una misura del genere, ma i programmi contano poco : i simpatizzanti socialisti hanno cercato un volto nuovo.

La spiegazione, tuttavia, è insufficiente. Oltralpe, la sinistra non ha mai fatto una vera scelta in favore del riformismo. O meglio l’ha fatta nel concreto dell’azione di governo, senza però riconoscerla ideologicamente. E così sembra di esser tornati nel 2002. Allora, Lionel Jospin era candidato dopo cinque anni di governo, un’esperienza non certo negativa. Ma una parte decisiva dei simpatizzanti socialisti trovava che non fosse abbastanza a sinistra e scelse di votare alcuni candidati minori. Il risultato fu uno choc senza precedenti : Jospin fu eliminato al primo turno delle presidenziali e al ballottaggio andò Jean-Marie Le Pen.

Oggi la storia si ripete. Certo, Hollande è stato davvero deludente, ma la scelta di un candidato che tutti i sondaggi dicono attestato fra il 5 e il 10 per cento al massimo significa avallare l’idea di una sinistra capace solo di protestare e non di governare. Del resto, la partecipazione alle primarie non può alimentare illusioni : sono andati a votare tra 1,5 e 2 milioni di persone contro i 4,3 milioni che in novembre votarono alle primarie della destra. Due cifre che danno un’idea del rapporto di forza tra i due schieramenti a tre mesi dalle presidenziali.

Non mettiamo il carro davanti ai buoi e aspettiamo domenica prossima. Ma se Hamon la spunterà, come i numeri lasciano intendere, si assisterà a un inatteso rimescolamento delle carte, soprattutto se l’ala riformista del Ps finirà per abbracciare la causa di Macron.

 

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