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Diffamazione: firmate con art. 21 un appello contro il bavaglio dei politici

di Alberto Francavilla |7 Gennaio 2015 13:01

Censura: il sogno dei politici di tutti i colori

“Fermiamo una legge sbagliata e rischiosa per la libertà di informazione…”, questo il cuore dell’appello lanciato da decine e decine di giuristi, giornalisti, cittadine e cittadini che hanno ancora a cuore i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione.

L’appello rivolto a Renzi e al Parlamento, si riferisce al testo della legge sulla diffamazione attualmente in discussione alla Camera.

Il testo, che troverete in allegato, riprende i punti che spesso sono stati al centro delle critiche sollevato da Blitzquotidiano, uno dei pochissimi giornali che non ha mai smesso di segnalare il rischio che, dietro la retorica della abrogazione del carcere, potessero passare norme assai rischiose in materia di sanzioni, di modalità della rettifica, di diritto all’oblio…

Si aggiunga che nulla è stato previsto in materia di contenimento delle cosiddette querele temerarie, diventate uno strumento di intimidazione contro chiunque osi ancora mettere il naso nel malaffare nazionale.

All’appello hanno aderito la Federazione della stampa con il segretario Franco Siddi, il presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, il sindacato nazionale dei giornalisti della Rai, Liberainformazione, Ossigeno, Valigia Blu, giuristi quali Stefano Rodotà, Arturo Di Corinto, Guido Scorza, Domenico D’Amati, decine di giornalisti da Lirio Abate a Giovanni Tizian, da Santo Della a Volpe a Marco Teavaglio, per citarne solo alcuni.

Non sappiamo se questo appello sortirà il risultato superato, ma sicuramente é positivo che sia crollato il muro del quasi silenzio, dell’omissione, della rassegnazione.

Quello che non andava bene con i governi del passato, non può e non deve andar bene neppure in questa stagione.

Per questo vi chiediamo non solo di aderire a questo appello, ma anche di favorirne la massima circolazione e diffusione, anche perché l’articolo 21 della Costituzione non riguarda solo i diritti dei giornalisti, ma anche quello di ogni cittadino ad essere informato senza essere ” oscurato” da bavagli o censure di qualsiasi natura e colore.

Segue appello integrale con firme.

Doveva essere una riforma della legge sulla stampa che eliminando la pena del carcere per i giornalisti, liberava l’informazione dal rischio di sanzioni sproporzionate, a tutela dei diritti fondamentali di cronaca e di critica: il testo licenziato al Senato rischia di ottenere l’effetto opposto, rivelandosi come un maldestro tentativo di limitare la libertà di espressione anche sul web.

La legge sulla diffamazione che potrebbe presto essere approvata, prevede in particolare:

1) sanzioni pecuniarie fino a 50 mila euro che appaiono da un lato inefficaci per i grandi gruppi editoriali e dall’altro potenzialmente devastanti per l’informazione indipendente, in particolare per le piccole testate online. Inoltre viene pericolosamente ampliata la responsabilità del direttore per omesso controllo, ormai improponibile in via di principio e sicuramente devastante per le testate digitali caratterizzate da un continuo aggiornamento;

2) un diritto di rettifica immediata e integrale al testo ritenuto lesivo della dignità dall’interessato, senza possibilità di replica o commento né del giornalista né del direttore responsabile, e che invece di una “rettifica”, si configura come un diritto assoluto di replica, assistito da sanzioni pecuniarie in caso di inottemperanza, che prescinde, nei presupposti della richiesta, dalla falsità della notizia o dal carattere diffamatorio dell’informazione;

3) l’introduzione di una sorta di generico diritto all’oblio che consentirebbe indiscriminate richieste di rimozione di informazioni e notizie dal web se ritenute diffamatorie o contenenti dati personali ipoteticamente trattati in violazione di disposizioni di legge. Previsione questa che non appare limitata alle sole testate giornalistiche registrate ma applicabile a qualsiasi fonte informativa, sia essa un sito generico, un blog, un aggregatore di notizie o un motore di ricerca, e che fa riferimento al trattamento illecito dei dati che è concetto dai confini incerti in particolare nell’ambito del diritto di cronaca e critica e che non ha alcuna attinenza col tema della diffamazione.

Più specificamente, la previsione di un assoluto diritto all’oblio, esercitato senza contraddittorio, è destinato a produrre un infinito contenzioso tutte le volte che, di fronte a richieste ingiustificate, il direttore legittimamente decida di non accoglierle. Ma la nuova norma può anche indurre ad accettare la richiesta solo per sottrarsi proprio ad un contenzioso costoso o ingestibile e, soprattutto, può portare alla decisione di non rendere pubbliche notizie per le quali è probabile la richiesta di cancellazione, con un gravissimo effetto di “spontanea” censura preventiva. I rischi non solo per la libertà d’informazione, ma per la stessa democrazia, sono evidenti

Una legge che modifica la normativa sulla stampa al tempo del web deve avere come primo obiettivo la tutela della libertà di espressione e di informazione su ogni medium: e questo non si ottiene prevedendo nuove responsabilità e strumenti di controllo e rimozione, ma estendendo ai nuovi media le garanzie fondamentali previste dalla Costituzione per la stampa tipografica.

La legge sulla diffamazione proposta ha invece il sapore di un inaccettabile “mettetevi in riga”, sotto la minaccia di facili sanzioni, rettifiche e rimozioni, per quei giornalisti coraggiosi, blogger e freelance che difendono il diritto dei cittadini ad essere informati per fare scelte libere e consapevoli.

La mancanza di norme che sanzionino richieste e azioni giudiziarie temerarie o infondate non fa che aggravare un quadro di potenziale pressione sull’informazione che la sola eliminazione del carcere come sanzione non è sufficiente a scongiurare e che anzi con la nuova legge si aggrava. La nuova legge sulla diffamazione è pericolosa per le molte violazioni in essa previste del diritto costituzionale d’informare e di essere informati.

Per questo invitiamo tutti i cittadini ad aderire a questo appello, e chiediamo ai parlamentari di non approvare la legge. Ne va della libertà di tutti.

Per firmare l’appello: http://nodiffamazione.it

I promotori (in ordine alfabetico)

Associazione Articolo 21
Associazione Nazionale Stampa Online
Confronti
Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Libera Informazione
Libertà e Partecipazione
Ossigeno per l’Informazione
MoveOn
Valigia Blu
Usigrai

Lirio Abbate
Patrizia Abbate
Federica Angeli
Raffaele Barberio
Matteo Bartocci
Stefano Maria Bianchi
Carlo Blengino
Paolo Butturini
Daniele Cerrato
Fabio Chiusi
Arianna Ciccone
Marina Cocozza
Stefano Corradino
Alberto Crepaldi
Domenico D’Amati
Nicola D’Angelo
Luca De Biase
Tana De Zulueta
Santo Della Volpe
Arturo Di Corinto
Tommaso Di Francesco
Vittorio Di Trapani
Emiliano Fittipaldi
Carola Frediani
Tommaso Fulfaro
Milena Gabanelli
Martino Galliolo
Alessandro Gilioli
Beppe Giulietti
Federico Guerrini
Enzo Iacopino
Betto Liberati
Raffale Lorusso
Alessandro Mantovani
Laura Maragnani
Giuseppe Federico Mennella
Walter Molino
Mara Filippi Morrione
Fausto Napolitano
Claudio Paravati
Danilo Procaccianti
Marco Quaranta
Giovanni Maria Riccio
Stefano Rodotà
Guido Romeo
Maria Pia Rossignaud
Fulvio Sarzana
Guido Scorza
Roberto Secci
Franco Siddi
Danilo Sinibaldi
Alberto Spampinato
Giovanni Tizian
Marco Travaglio
Davide Vecchi
Vincenzo Vita
Giulio Vasaturo
Vauro.

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