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Immigrato, regolare, sindacalista, fucilato perché dava fastidio. Governo muto.

di Lucio Fero |5 Giugno 2018 9:52

Immigrato, regolare, sindacalista, fucilato perché dava fastidio. Governo muto. (foto Ansa)

Immigrato, regolare, sindacalista, fucilato perché dava fastidio. Governo muto. (foto Ansa)

ROMA – Immigrato era immigrato Soumayla Sacko. E già immigrato non è proprio buona parola e buona credenziale ai tempi della nuova legalità popolare e di governo [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play]. Immigrato…se non proprio sospetto, di certo di troppo, abusivo, a voler essere gentili diciamo imbucato nella nostra società.

Immigrato era immigrato e anche regolare, con regolare permesso di soggiorno. E va bene, e sia. E lavorava pure questo Soumayla. Lavorava laggiù in Calabria, nella piana di Gioia Tauro. Lavorava e su questo nulla da dire, la nuova sensibilità popolare e di governo non si sente turbata da un nero di pelle che lavora.

Lavorava, dicono, sotto pagato. Due o tre euro l’ora o forse cinque, chissà. Laggiù non puoi sapere, laggiù le paghe le fanno quelli che comandano e quelli che comandano non te lo vengono certo a dire. Laggiù il lavoro nero è quasi regola, figurarsi il lavoro nero dei nero, un nero al cubo. Lavorava sotto pagato questo Soumayla, come decine, centinaia e migliaia di altri neri come lui. Fatti suoi, l’attenzione popolare e di governo non si impiccia.

Questo Soumayla e quelli come lui vivevano, dormivano in baracche e baraccopoli schifose. E questo attira l’attenzione alquanto schifata della nuova sensibilità popolare e di governo: che qualcuno faccia sparire quelle bidonville. Dove deve andare, dove doveva andare a dormire quel Soumayla e quelli come lui? Fatti suoi, popol e anima sovraniste non si impicciano degli imbucati in patria nostra.

Era invece quel Soumayla che si impicciava. Soumayla non si faceva i fatti suoi. faceva, laggiù in Calabria e che Calabria, niente meno che il sindacalista. Insomma, non si faceva i fatti suoi e, diciamola tutta, rompeva le scatole. Rompeva le scatole all’ordine delle cose, alle cose ordinate: il lavoro nero, nerissimo, i caporali-kapò, la benedizione e controllo ‘ndranghestista su ogni affare e attività, la placida e rassegnata osservazione del tutto da parte di autorità e società civile in nome dello è sempre andata così e sempre così andrà.

Non cambiava certo le cose quel Soumayla che quasi di sicuro era un fanfarone e pure pasticcione. Figurarsi che poteva cambiare, niente. Ma ha dato fastidio, questo sì. Tanto fastidio in giro deve aver dato oppure un po’ di fastidio ma a qualcuno grande grande deve aver procurato che Soumayla l’hanno fucilato.

Già, fucilato. L’hanno aspettato appostati. Un cecchino ha sparato da almeno cento metri, uno bravo a sparare, mica un dilettante. L’hanno fucilato dove sapevano che andava, in una fabbrica dismessa a raccogliere lamiere. Lì gli hanno preparato trappola e fucilazione.

Poi, senza neanche crederci troppo, hanno messo in giro che Soumayla era andato lì a rubare, che era stato vittima del suo stesso furto, che era un immigrato ladro che ruba in casa altrui. Con la nuova legalità popolare e di governo a questo Soumayla gli si poteva pure fare un processo postumo, se andava la storia del furto. ma non è andata: avete mai visto un cecchino professionista che si apposta e spara per difendere la proprietà violata di una discarica?

Non è andata quella dell’immigrato ladro morto del suo stesso furto. Ma poco male, non fosse per qualche giornale e/o tv che fa un po’ di casino, poco male. Pudicamente infatti gli inquirenti fanno sapere di non considerare probabile l’ipotesi xenofoba. Perché pudicamente? Pudica prudenza in quella Calabria e diplomazia inquirente. Non probabile ipotesi xenofoba, cioè ti dico e non ti dico che l’ipotesi è punizione di ‘ndrangheta, se vuoi capiscilo da solo. E mi uniformo, senza dirlo, all’aria che tira della nuova legalità popolare e di governo, che mi metto a sventolare il nero ammazzato perché la vita di un nero vale poco, molto poco?

Non fosse per qualche giornale o tv (del mutismo governativo si accorge per primo Enrico Mentana e lo segnala al Tg7)  che fa un po’ di casino…Su Soumayla immigrato regolare, lavoratore e sindacalista, fucilato da un cecchino in quel di Calabria il governo resta muto. Muto il premier Giuseppe Conte, muto il neo ministro del Lavoro Luigi Di Maio, muto il neo ministro degli Interni Matteo Salvini. Che la criminalità organizzata punisca con la morte uno che dava fastidio non riguarda evidentemente l’ordine pubblico e che il lavoro nero, nerissimo venga protetto e difeso anche a fucilate non riguarda il neo difensore e paladino della lotta al lavoro precario.

Immigrato, regolare, lavoratore, sindacalista. Fucilato in quel di Calabria perché dava fastidio. Governo muto, non interessa. Speranza, flebile, che Giuseppe Conte trovi oggi in Parlamento una parola, una sola, per Suomayla.

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