Grillo e Berlusconi: l’astenuto è mio! Non ho perso voti, è che non li ho presi.

di Lucio Fero
Pubblicato il 28 Maggio 2014 - 17:27 OLTRE 6 MESI FA
Grillo e Berlusconi: l'astenuto è mio! Non ho perso voti, è che non li ho presi.

Grillo e Berlusconi: l’astenuto è mio! Non ho perso voti, è che non li ho presi.

ROMA – C’ è un partito, uno solo, che alle elezioni del 25 maggio ha superato sia pur di poco il Pd di Renzi. Renzi e il Pd hanno ottenuto il 40,8 per cento, il partito che è avanti a loro è arrivato al 42 per cento e dintorni. E’ il partito di chi non ha votato, il partito degli astenuti. Quattro italiani su dieci, anzi qualcosa di più, non hanno voluto votare. E, a contar bene, il 40,8 per cento del Pd di Renzi visto che a votare è stato uno scarso 60 per cento dell’elettorato, significa il 24 per cento circa degli italiani in carne ed ossa.

Anche il 21 di M5S se si conta così vale il 13 per cento degli italiani in carne ed ossa. E il 17 scarso di Berlusconi, fatta anche qui la tara degli astenuti, vale circa il dieci per cento degli italiani tutti. Quindi in questa abbastanza strampalata e stralunata classifica riscritta delle elezioni europee il risultato sarebbe: Astenuti 42 per cento, Pd 24, M5S 13, Forza Italia 10, Lega 3,6, Ncd 2,5, Tsipras 2,4.

Per definizione, visto che si sono astenuti, gli astenuti non sono di nessuno e di nessuno è il loro voto. Altrimenti non si sarebbero astenuti. Eppure, nonostante sia solare ed elementare la circostanza per cui chi non vota per nessuno non è appunto voto di nessuno, è antica, consolidata e pessima tradizione attribuirsi, appropriarsi, mettere cappello e insegna niente meno che sul voto degli astenuti.

Puntualmente il giorno dopo le elezioni qualcuno si alza ad annunciare con voce stentorea: gli astenuti stanno con me! Corollario: quindi io non ho perso, oppure… ho stravinto, oppure… la prossima volta vedrete. Consolazioni, astuzie, equilibrismi, appropriazioni con destrezza quanto indebite. Il campione in materia è stato Marco Pannella: lui calcolava spesso e volentieri i suoi voti aggiungendo ai non molti effettivamente raccolti nei decenni anche buona parte di coloro che si astenevano.

Pannella, un artigiano, un artigiano classico dell’astenuto è mio! Ora la presa dell’astenuto si fa in maniera massiccia e industriale. In queste ore, in questi giorni l’hanno praticata prima gli eletti di Grillo e poi Berlusconi in persona. Hanno cominciato i parlamentari di M5S con un comunicato, ci devono aver pensato tutta la notte, in cui si scrive e rivendica di aver perso non quasi tre milioni di voti rispetto alle elezioni 2013 ma solo un milione. A parte che perdere un milione di voti in un anno non sarebbe proprio una manifestazione di salute, come fanno quelli di M5S a contare che otto meno cinque fa uno e non fa, come di solito accade, tre? La matematica contingente di M5S dice che non devi prendere i milioni di voti che avevi e sottrarre i milioni di voti che hai per conoscere la differenza, quanto hai perso. No, devi calcolare che a non andare a votare  da un anno all’altro, dalle politiche alle europee, sono stati in tanti. E che questi “tanti”, se fossero andati a votare, in molti avrebbero votato per M5S come lo scorso anno. E poi devi contare che questi tanti sono in gran parte tuoi elettori, elettori M5S. Quindi M5S non ha perso tre milioni di voti, nonostante il parere fermamente opposto dell’aritmetica, e alla domanda di chi è l’astenuto M5S puà serenamente, fiduciosamente rispondere: “E’ mio, è mio!”.

C’è però un problema, insorge il giorno dopo il comunicato-conteggio dei parlamentari di M5S. Il problema è che Berlusconi e Verdini fanno sapere di aver fatto i conti e la radiografia dei voti. E cosa hanno scoperto e calcolato Berlusconi e Verdini? Che Forza Italia non ha perso voti, quel che è davvero successo è che i voti di Forza Italia, pardon i votanti di Berlusconi, si sono astenuti. Quindi non sconfitta di Forza Italia alle elezioni ma…Ma che, che cosa, k.o. tecnico? Berlusconi, senza neanche gli si domandi, risponde: “Il voto degli astenuti è mio, mio!”.

Singolare ma non dissonante la tesi/alibi di M5S e Forza Italia. Suona così: non ho perso voti, è solo che non li ho presi. Ma i voti che non ho preso restano miei. Singolare tesi perché ognuno può sostenere che gli astenuti vivono e lottano (magari non votano) con lui. Singolare tesi perché se uno non ti ha votato non è che proprio ti abbia scelto. Singolare perché l’opa sul voto degli astenuti la si può fare sganciando in giro tonnellate di moneta-chiacchiera e non sborsando un soldo di prova empirica. Singolare ma non dissonante. Infatti è la tesi dei due che hanno perduto le elezioni: Grillo prima e Berlusconi poi.

La scena del Maalox ci aveva fatto vedere un M5S adulto che prendeva atto della sconfitta. Peccato, con il giochino degli astenuti sono un giocattolo mio si è tornati subito al sotterfugio, sotterfugino, sotterfugetto infantile del non ho perso, è solo che non ho vinto. Sembravano Bersani quelli di M5S, il Bersani della “non vittoria”. E il farfuglio a denti stretti di Brunetta, quel “risultato non soddisfacente”, sembrava una consapevolezza sia pur rachitica e stitica dell’accaduto. Invece niente: Berlusconi e Forza Italia tutta se la raccontano e se la cantano di aver milioni e milioni di voti che non è che li hanno persi, è solo che non li hanno presi. Contenti loro, se questa è la loro auto consolazione gli altri, i competitori, possono tranquillamente lasciargliela. Augurando loro, a M5S e Forza Italia, cento di queste elezioni dove Grillo e Berlusconi non è che perdono voti, è solo che non glieli danno.