Berlusconi più tasse: 22 mld l’anno. Prodi 26, Monti 20. E più spesa per tutti

Sul Corriere della Sera dati e cifre che dicono: dal 2000 al 2012 le tasse sono salite da 536 mld a 764 mld, la spesa pubblica è cresciuta da 536 mld a 805 mld. Quindi aumento mostruoso delle tasse eppur sempre minore del costante aumento di spesa. Nei suoi otto anni di governo Berlusconi aumentava tasse al rtmo di 22 mld l’anno, Prodi al ritmo di 26 mld per due anni, Monti 20 in un anno. Quanto alla spesa, il più mani bucate al governo è stato Berlusconi, Monti non ha scucito un euro. Dati e cifre forniti da Mario Baldassarri, senatore oggi con Monti. Se corretti e non “montati”, smontano la campagna elettorale di tanti e in-credibili per gran parte della pubblica opinione. Qualcuno li confuterà, li smonterà?

ROMA – Qualcuno confuti, smonti, smentisca, faccia a pezzi le cifre e i numeri che andate a leggere. Fossero veri questi numeri e cifre smonterebbero buona parte della campagna elettorale, farebbero a pezzi quasi tutta la “narrazione”, anzi le “narrazioni italiane”, da quella di Berlusconi fino a quella di Ingroia, smentirebbero il racconto che gli italiani fanno di se stessi e la percezione che hanno o dicono di avere sul perché e per come oggi hanno un reddito calato a quello di 27 anni fa. Eccoli i numeri, eccole le cifre: nel 2000 le tasse pagate dagli italiani sono state pari a 536 miliardi, dodici anni dopo nel 2012 le tasse pagate sono state pari a 764 miliardi, 228 miliardi di tasse in più.

Nello stesso periodo, nella stessa dozzina di anni, le spese dello Stato, 536 miliardi nel 2000, sono diventate 805 miliardi nel 2012. Spesa aumentata di 275 miliardi, tasse di 228 miliardi: non è vero che lo Stato non tira più fuori un euro, è vero il contrario. Nonostante “torchi gli italiani” con 228 miliardi di tasse in più in un anno, 2012 rispetto al 2000, è lo stesso Stato che pompa denaro pubblico sul e nel paese al ritmo di 275 miliardi in più anno 2012 su anno 2000. E quindi quei 47 miliardi di differenza con cui la spesa pubblica enorme batte le tasse giganti sono la prova contabile che qualcosa non va, qualche conto non torna nel nostro lacrimar nazionale. Conto alla mano, subiamo tasse pesantissime, intollerabili. E incassiamo, sprechiamo, pretendiamo una spesa pubblica che è più, sempre di più, molto di più di quanto non diamo allo Stato in forma di tasse. Per chi avesse qualche difficoltà ad accettare le parole ecco la matematica, che non sarebbe un ‘opinione: anno 2012, quello del Fisco più pesante che mai, quello dell’Imu etc: entrate dello Stato 764 miliardi, uscite 805 miliardi.

Ma chi le mette queste tasse e chi li spende questi soldi? Ovviamente responsabili primi sono i governi. Ed ecco le cifre, anche queste difficili da digerire del chi tassa e spende. Berlusconi dal 2000 al 2012 ha governato otto anni nei quali complessivamente ha aumentato le tasse per 176 miliardi, media 22 miliardi l’anno di aumento. Prodi ha governato per due anni e ha aumentato tasse per 52 miliardi, media 26 all’anno. Monti ha governato un solo anno in cui ha aumentato le tasse per 20 miliardi. La spesa: cresciuta di 206 miliardi negli anni di Berlusconi,di  60 miliardi negli anni di Prodi, di 8 miliardi nell’anno di Monti.

Tutti hanno tassato senza tregua e speso senza ritegno. Berlusconi ha dissipato più di tutti: 30 miliardi di spesa in più nei suoi anni rispetto alla pur mastodontica maggiore pressione fiscale (176 miliardi). Prodi è stato meno di mani bucate: 8 miliardi di spesa in più rispetto all’aumento di tasse per 52 miliardi. Monti si sa non tirava fuori un euro: 20 miliardi di tasse in più e solo 8 miliardi di spesa.

Con questi numeri, con queste cifre, se fossero esatti e soprattutto se, anche se esatti, gli italiani riuscissero a crederci, in campagna elettorale l’impresentabile sarebbe Berlusconi, cioè quello che tassava come gli altri e sperperava più degli altri. Ma anche la narrazione a sinistra della intoccabilità della spesa sociale e soprattutto della necessità di nuova spesa pubblica per la fatidica ripresa ne uscirebbe parecchio ammaccata. Fosse vero quel che pensano Bersani e soprattutto Vendola, e cioè che più spesa pubblica vuol dire più Pil, lavoro, salari, welfare.., l’Italia degli ultimi quindici anni avrebbe dovuto avere gli incrementi maggiori di Pil in Europa visto che aveva la maggior spesa pubblica del continente, oggi è sopra il 50 per cento del Pil. Invece da quindici/venti anni e non da uno il Pil italiano ristagna e gli altri degli altri paesi europei, perfino quelli finanziariamente inguaiati, si muove. Come mai?

Per non dire di quanto questi numeri desertificano, prosciugano, affossano il lacrimatoio nazionale cui si abbeverano M5S di Grillo e Rivoluzione Civile di Ingroia e la Lega di Maroni: 805 miliardi di spesa pubblica all’anno tutti nelle tasche della Casta politica? O non piuttosto uno scambio costante, sempre crescente, fiorente e accettato tra denaro pubblico e consenso di popolo?

Cifre e numeri che gridano che in Italia ci sono troppe tasse che devono essere abbassate. Ma non tutte, quelle su lavoro e impresa sì, le altre anche no. Numeri che proclamano che le tasse si possono, anzi si devono abbassare solo fermando la macchina trita paese della spesa pubblica che è insieme droga e veleno per l’economia, la società e la politica stessa. Ma di fermare la spesa che nessuno ha mai voluto fermare in campagna elettorale non si parla, è pura bestemmia nella chiesa dei voti.

Cifre e numeri che hanno un difetto: sono forniti con un  articolo sul Corriere della Sera da Mario Baldassari che è uomo politico e di parte, ora sta con Monti. Quindi è legittimo sospettare che le cifre se le sia aggiustate, che le abbia assemblate a misura della sua convinzione e collocazioni attuali. Ma le ha anche inventate queste cifre? Che poi hanno anche un altro difetto, sono letteralmente in-credibili. Ma come fa l’italiano a credere che nello scambio, nella partita contabile tra quando dà di tasse e quanto prende di spesa è sempre lui a guadagnarci e non lo Stato? E come si fa a credere che non è colpa della Germania o dell’euro o delle banche o del destino cattivo o del mondo storto e infame ma è responsabilità nostra se l’Italia si è mangiata negli ultimi venti anni quanto aveva accumulato nei venti anni tra i ’60 e gli ’80 del secolo scorso. Quindi qualcuno per non turbare la campagna elettorale confuti, smentisca e smonti questi numeri e cifre. A mandarli in giro così nudi si fa atto osceno e si arreca offesa al comune spudorato senso dell’economia.

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