Grillo consiglia Al Qaeda, Ingroia reincarnato, Berlusconi arraffa e distruggi

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Febbraio 2013 - 14:37| Aggiornato il 25 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Chi chiede di essere votato ha in testa, nella mente, nell’anima, nel cuore, nell’intelletto e nelle viscere un calendario che non prevede via sia un 26 febbraio 2013. E neanche un giorno 27 o 28 e neanche un marzo, un aprile, o un  qualunque dei mesi successivi a quello della campagna elettorale e della conta dei voti. Di quello che succede dopo, anche grazie e in conseguenza del come e perché hanno chiesto di essere votati, sostanzialmente se ne fregano nel peggiore dei casi e non se ne curano nella migliore delle intenzioni. Ci vuole molta pazienza o connivenza da parte della società civile della gente, del popolo o chiamalo come ti pare per accettare, anzi per partecipare, sollecitare, applaudire, consentire questo strazio e strage. Strazio e strage non dell’astratto “futuro” ma dell’immediato e materiale interesse. Una politica programmaticamente irresponsabile chiede il voto a un elettorato volutamente autolesionista. Se così non fosse nessuno riuscirebbe a galvanizzare, mobilitare, far contenti i “suoi” elettori con grida, voglie e vizi capaci di rendere peggiori ogni giorno dal 36 febbraio in poi.

E invece lo fanno, galvanizzano, mobilitano, piacciono. Ciascuno ai “suoi”. Ma è così che si vincono le elezioni in questo sfortunato paese o almeno è così che si prendono i voti: preparando il peggior futuro immediato possibile o comunque fottendosene programmaticamente di quel che sarà domani. Prima si prendono voti, poi…”poi si vede”. Inganno della politica nei confronti dell’italiano “bravo” cittadino ed elettore circuito e fatto fesso sua malgrado? Tutt’altro, il rapporto tra domanda e offerta è evidente e cogente: gli elettori premiano, quando non esigono, l’irresponsabilità programmatica e la cancellazione dal calendario del cuore e della mente di ogni data posteriore al 25 febbraio. Se fai danno ad ogni giorno del mese e dell’anno dopo quella data, se picconi, smonti e sfarini ogni giorno e settimana di quelli che verranno dopo la conta dei voti, nessuno, men che mai i “tuoi” elettori ti puniranno e neanche ti chiederanno conto.

Ce l’abbiamo con Berlusconi? Ma sì certamente, è lui il “Campione” dello “arraffa e distruggi”, lui il sommo teorico del “prometti oggi e sfascia domani”. Il triennio di governo 2008/2011 ne è stata la prova provata. Via l’Ici, cancellata. Via quel po’ di controllo sull’evasioni fiscale, anche quella “spudorata”. Braccia aperte e complimenti a chi aveva illegalmente portato i soldi all’estero: scudo fiscale, cioè paghi il 5% del dovuto e lo Stato ti fa anche la riverenza. Via libera anche alla spesa pubblica. Nazionale e locale che siam federalisti e pure leghisti. Via libera alla corruzione, pubblica e privata. Sono gli anni fastosi dei Consigli Regionali di Lombardia e Lazio, gli anni dei Batman e delle Minetti. Ma è soprattutto la corruzione privata che corre libera e bella. Un Pdl, un “paese delle libertà”, tutte le libertà, festoso e opulento. Infatti per tre anni e mezzo Berlusconi e soci raccontano che da noi è tutta una festa.

Poi il modello “arraffa e distruggi” finalmente si completa: il “paese delle libertà” in cui molto si prende e poco si paga sta ovviamente fallendo. Nessuno nel mondo ci presta più i soldi per continuare la festa, anzi neanche per pagare l’affitto del capannone della festa. E’ per questo che uno come Berlusconi nel novembre 2011 accetta di andarsene, dimettersi, mollare l’osso. Perché sa che in caso contrario mancheranno i soldi per pensioni, ospedali, treni. Sa che l’Italia ha in cassa soldi per due/quattro mesi. Uno come Berlusconi non mollava l’osso se non sapeva che rischiava la bancarotta finanziaria e il forcone di popolo. Ora Berlusconi ripropone, ripresenta in tutto il suo splendore il modello”arraffa e distruggi” completato dalla proposta di “condono fiscale totale e tombale”. Più “arraffa e distruggi” del condono fiscale totale tombale al mondo nulla c’è. E Berlusconi quindi…cresce nei sondaggi e ingrossa nelle intenzioni di voto. Anzi, i sondaggisti lo elogiano come  “l’unico che parla chiaro e concreto”. E in fondo hanno ragione: come non vi è miglior sordo di chi non vuol sentire, così non vi è miglior uditorio di coloro che vogliono, profondamente vogliono, a furor di gente vogliono “arraffare e…se poi distruggo non è affar mio”.

Ce l’abbiamo con Berlusconi, il Campione. Ma è fin troppo ovvio, doveroso e facile avercela con Berlusconi. Distrugge, dinamitarda, se ne frega di ogni giorno che verrà dopo il 25 febbraio anche Antonio Ingroia. Le sue ineleganti “reincarnazioni”, il suo vestire i panni di Falcone e Berlinguer i “suoi” elettori non dovrebbero apprezzare. E invece tifano e plaudono a questi picchi di volgarità in una campagna elettorale volgare. Ingroia, Di Pietro, De Magistris, il partito dei tre ex Pubblici Ministeri: hanno distrutto per ogni giorno che verrà la possibilità di credere che un magistrato cittadino dotato di idee politiche faccia giustizia e sentenza non di parte e di partito. Nessuno dovrebbe perdonate ad Ingroia, Di Pietro e De Magistris questo danno inferto alla qualità della vita pubblica. E invece il vizio, stavolta davvero capitale, passa per somma virtù nel disturbato paese dei loro elettori.

Distrugge, smonta, se ne fotte Beppe Grillo. Dare consiglio e coordinate ad Al Qaeda su dove colpire, indicare Montecitorio e poi, tirato il sasso, nascondere la mano non è criminale, tanto meno terrorista e neanche incauto. E’ semplicemente stupido. Come stupido, sia pur di successo, è raccontare in piazza e in rete che l’Italia appoggia la Francia militarmente nel Mali. Raccontarlo dopo il no italiano sia ad istruttori che aerei cisterna che a qualsiasi appoggio logistico. Raccontarlo mentre Hollande dice di comprendere che l’Italia in campagan elettorale non muova un dito e un centesimo. Raccontare indignato e irato una bugia è stupidità e violenza. Difficile dire nel caso se in Grillo abbia prevalso l’una o l’altra. Anche in Grillo, come sempre accade, la stupidità è violenta. Costantemente descrivere gli altri da sè come sub umani è stupidità violenta. Costantemente definire se stessi come di qualità superiore è violenta stupidità. Ad ogni manifestazione pubblica di violenza stupida e/o di stupidità violenta, ad ogni comizio-show di pernacchie e calci in culo, Grillo cresce nei sondaggi e nel consenso.

Se ne frega in fondo del 26 di febbraio anche Monti che purtroppo per lui e per noi ha preso atto in che paese vive. Se ne frega quando si piega a far concorrenza: “anche noi abbassiamo un po’ di tasse qua e là…”. Si vede che non ci crede, ma ora lo sa che se non fai così, se non lisci il pelo, se non sia mai dici la verità in Italia voti ne prendi pochini, anzi pochissimi. Se ne frega del 26 febbraio e giorni seguenti la Cgil che seriamente propone di assumere circa 200mila nuovi impiegati pubblici. E se ne fregano Vendola e Bersani che fanno i pesci in barile per non contraddire la Camusso. Il tutto rafforza la coesione e la convinzione dell’elettorato di sinistra. Se ne frega di tutto intero il calendario “italiano” Roberto Maroni e lo dice pure. E per questo non perde voti, anzi.

Se ne fregano praticamente tutti di questo sfortunato paese che viaggia verso i tre milioni di disoccupati e la cui principale speranza e sogno sembra quella di farsi restituire i 278 euro di media a famiglia pagati per l’Imu prima casa 2012.  C’è in questo davvero una parabola: uno sfortunato paese che accetta, anzi anela ad ammazzare le poche possibilità di un posto di lavoro in cambio di 25 euro al mese a famiglia di mancia fiscale. Se ne frega in fondo anche l’informazione, se ne frega di se stessa: solo così può accadere che “aumento dell’età pensionabile” scritto in un documento a consuntivo delle cose fatte venga confuso e annunciato come “vogliono aumentare ancora l’età della pensione”. E che sarà mai..? Il cronista ha letto in fretta, il “capo” non ha avuto il tempo di dubitare…

Vogliamo chiedere, fare carico al mondo della comunicazione-informazione anche di applicare il principio, il criterio di plausibilità? Vogliamo addirittura pretendere dal cronista e dalla sua catena di comando e controllo come possa essere plausibile proporre di aumentare l’età pensionabile quando si va da solo un anno in pensione a 66 anni e proporlo in campagna elettorale? Non sia mai questo carico indebito, molto meglio la figura retorica del “piccolo giallo sulle pensioni”. Anche qui, prendendo spunto da qui, altra “parabola” che si attaglia all’intero paese. Alle medie, scuole medie, tra i 10 e i 13 anni una barzelletta: arriva dispaccio allo squadrone di cavalleria, c’è scritto “scoglionatevi lungo il fiume”. Perplessità e angoscia tra i soldati e gli ufficiali ma si decide di eseguire l’ordine e lo squadrone va ad evirarsi lungo il fiume. C’era stato però un errore di trasmissione nel dispaccio che diceva “scaglionatevi lungo il fiume”. Nessuno aveva però applicato il criterio di plausibilità con conseguenze devastanti. A 10/13 anni non ce la raccontavamo così complicata, ridevamo e basta della infantile oscenità. Adesso assistendo alla campagna elettorale più bugiarda e dannosa, proprio come quel dispaccio, e alla ottusa volontà di farsi male di chi lo riceve, noi, l’elettorato, quella storiella ci torna in mente. E non fa ridere più, neanche un po’.