Lo “scandalo Viale”: “I piccoli sindaci difendono solo il loro potere”

di Lucio Fero
Pubblicato il 23 Agosto 2011 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Silvio Viale merita modesto omaggio a notevole coraggio e soprattutto onore al merito. Perché è il merito, la sostanza, di quel che dice quel che tutti nascondono. Silvio Viale è presidente dei Radicali Italiani e consigliere comunale a Torino eletto nelle liste del Pd. Non un politico di primo piano e neanche di seconda fila, diciamo terza e lui non si offende di sicuro. Silvio Viale sa però quel che i politici e gli amministratori di prima e seconda fila sanno anche meglio di lui. Però non lo ammettono, lo nascondono, lo negano in pubblico anche se lo mormorano in privato. E che cosa sanno tutti ma nessuno dice, tranne Viale? Che “i sindaci dei piccoli Comuni che organizzano marce e proteste se la suonano e se la cantano da soli o al massimo in sponda con il partito di riferimento”. Che “ciò che temono davvero è di perdere il potere sui piccoli Comuni”. Che “ciò che non dicono mai sono i costi indiretti della parcellizzazione amministrativa e il volume di bilancio che amministrano”, cioè i soldi che gestiscono, la vera causa della loro angoscia e mobilitazione.

E Silvio Viale ha qualcosa da dire anche ai “tanti giornalisti” che narrano in estasi passiva del grande movimento che nasce dal basso, “impegnati nella riscoperta bucolica dei piccoli Comuni”. Invita questa stampa dolente a “spulciarsi i bilanci di quelle amministrazioni” e a “rileggersi gli articoli, tanti, scritti casomai da loro stessi contro il proliferare di comunità montane, province e circoscrizioni”. “Mi piacerebbe si chiedessero cosa cambia se al posto di dieci sindaci di una piccola valle ce ne fosse uno solo e una decina di assessori al posto di cinquanta”. Silvio Viale non se lo “filerà” nessuno. Ha avuto l’evidente torto di parlare contro corrente e di spiattellare un esempio concreto di quel che la grande stampa, ultimo il Corriere della Sera, definisce la “politica ridotta a una sola politica, quella della spesa, dei soldi da distribuire”, la politica che così suicida se stessa, strema l’economia e corrode la società. Ecco, Silvio Viale ha tradotto la poesia in prosa: la grande, multi partisan rivolta dei sindaci dei piccoli Comuni è “la politica dei soldi” che si ribella sul mitico “territorio”. E Viale domanda: come può chi condanna in prima pagina questa politica, chi la individua come uno dei mali d’Italia, fare acritica “cassa di risonanza” a questa malattia quando si fa epidemia di piazza?