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Sindaci: io che vivo a Roma e ho votato Marino, rassegnato al casino

di Mino Fuccillo |4 Settembre 2013 16:23

Ignazio Marino (foto LaPresse)

ROMA – Io, elettore e cittadino romano che ha votato Ignazio Marino, sono rassegnato. Rassegnato al casino che il sindaco che ho votato inevitabilmente produrrà, al casino che già produce. Non sono un elettore pentito, sono un elettore rassegnato, rassegnato a un sindaco riluttante. Riluttante ad avere un ingegno più agile della sua cultura.

Sono rassegnato ad un aumento delle tasse locali. La Repubblica nella sua cronaca di Roma, di certo non ostile a Marino, informa che ci sono 800 milioni di “buco” al Comune. Altri ottocento milioni. Quindi, conoscendo marino e la sua cultura, sono rassegnato ad un aumento dell’addizionale Irpef comunale e ad alte aliquote sulla Service Tax che verrà sulle prime e sull’Imu che resterà sulle seconde. Non credo, escludo che Ignazio Marino avrà l’agilità d’ingegno di chiamare il Comune fuori dalla gestione di molte “partecipate”. Cioè aziende tutte comunali o comunali in parte che offrono pessimi servizi, sicuri deficit, molti stipendi e personale e moltissimi sindacati. No, non credo proprio e sono rassegnato. La cultura di Ignazio Marino dice che il denaro pubblico buttato è solo quello rubato. E infatti ci giuro che Marino non ruba e mediamente non ruberà il suo mondo di riferimento. Marino non piazzerà “compagni” dove Alemanno piazzava “camerati” e Marino non farà sponda a faccendieri vari. Nei limiti in cui potrà controllare controllerà ed eviterà, ne sono sicuro. Ma sono rassegnato al fatto che nella cultura di Marino il denaro pubblico è sempre “sociale”, anche quando è sprecato alla foce e viziato alla fonte.

Sono rassegnato  vivere in una città in cui non ci sarà una soluzione civile della raccolta e smaltimento rifiuti. Leggo di un sindaco, Marino, che caldeggia “il modello Buenos Aires” per i rifiuti e mi rassegno. Capisco che Marino sui rifiuti non sa cosa fare, anzi sa e sceglie di non fare nulla e perciò dà fiato a formule vuote: “Modello Buenos Aires…”. Ma che vorrà dire? Vuol dire che cultura, ideologia e “politicamente corretto” secondo Marino impediscono che a Roma e nel Lazio ci sia quel che a Vienna o in Olanda o in Svezia c’è al centro della città: lo smaltitore e inceneritore dei rifiuti che trasforma questi in energia. Da noi no alla discarica, al termovalorizzatore e sì alla raccolta differenziata purché i dipendenti dell’Ama, l’azienda locale e pubblica, non siano disturbati a lavorare davvero porta a porta e purché gli elettori-cittadini non siano turbati da cambi di abitudini. Dalla società incivile e corporativa sale una sola richiesta riguardo ai rifiuti: mandiamolo all’estero. E Marino seguirà il popolo: li manderemo all’estero i rifiuti pagando così una tassa doppia sui rifiuti stessi. E se l’estero non li dovesse volere più? Roma sarà come Napoli nei cassonetti non svuotati. Sono rassegnato: con marino questi la strada e il percorso.

Sono rassegnato quando leggo di una regolamentazione niente meno per allargare e normare gli spazi di libertà e di esercizio degli “artisti di strada”. Nei festivi e prefestivi fino all’una di notte, si toglie il limite di persone che possono suonare, si consente l’uso di amplificazioni e percussioni, raddoppia lo spazio di occupazione consentita di suolo pubblico, anche più suonatori contemporaneamente purché a 20 metri di distanza…Che viva la musica e che periscano i musoni. Però questo Marino che si occupa e si preoccupa sollecito di bonghi e tamburelli mi conferma nella rassegnazione: la sua cultura è rimasta in fondo quella degli Inti Illimani.

Mi rassegno quando leggo del sindaco Marino che assicura la sparizione dei venditori ambulanti dalle piazze romane, vuol dire che ci metteranno ancora più radici. Come ognuno può verificare di persona non sono spariti gli ambulanti e neanche i taxisti abusivi da stazioni e aeroporti. Eppure Marino nel suo immaginario li ha già sconfitti e debellati. Mi rassegno quando vedo Marino in bicicletta impegnato a pedalare sull’etica delle due ruote. Questa è altra frittura della stessa aria. Mi rassegno quando Marino vende soprattutto a se stesso una parziale pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali come la fondazione di una nuova urbanistica. Mi rassegno, son rassegnato: le corporazioni degli interessi e dell’immobilismo se lo mangeranno vivo il sindaco Marino. E lui spargerà Sel sulle gravi e infette ferite di questa città, aperte e aggravate anche da Alemanno sindaco. Spargerà Sel che in fondo è il suo modello se non il suo partito, il sale di Sel sulle ferite di Roma.

Sono rassegnato al casino che questo sindaco farà, al casino che aggiungerà alla città. Mi consolo con il ricordo non ancora sbiadito della Roma sotto e made in alemanno diventata una delle città dal peggior livello di qualità della vita pubblica. Come avrebbe detto Lucio Battisti, “tu chiamale, se vuoi, consolazioni”.

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