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Berlusconi&Bossi: il “Patto dell’Insalata” e il “Cappotto di Napoleone

di Mino Fuccillo |26 Agosto 2011 13:09

ROMA – Lunedì, forse a pranzo forse a cena, ad Arcore o a Roma non si sa, verrà messo in tavola il “Patto dell’Insalata”. Partecipanti, commensali e sottoscrittori del Patto saranno l’Ingessato, il Dimagrito, lo Scontroso, il Trota detto Delfino e il Giovin Signore detto Segretario. L’Ingessato è Umberto Bossi, ingessato non solo al gomito fratturato ma politicamente “ingessato” nei suoi No. No all’allungamento dell’età pensionabile, no alla fine delle pensioni di anzianità, no all’aumento dell’Iva, no all’abolizione di tutte le Province, no ai tagli ai Comun i così come ora sono scritti in manovra. Il Dimagrito è Silvio Berlusconi, dimagrito non solo di quattro chili in otto giorni causa dieta, ma “dimagrito” anche quanto a consenso, lo dice lui stesso che con la manovra così com’è le prossime elezioni le perde. Lo dice e lo fa ripetere tre volte al giorno ogni giorno da Crosetto, Stracquadanio e da tre quarti del Pdl. Lo Scontroso è Giulio Tremonti, scontroso non solo nel proverbiale carattere d’aceto, “scontroso” anche politicamente, cioè pronto allo scontro, forse l’ultimo, con chi gli smonta la manovra raccontando in giro che invece la rimonta. Il Trota è Renzo Bossi, che sta lì per diritto di sangue e dinastica sovranità. Il Giovin Signore è Angelino Alfano, giovane di sicuro e signorile anche nel tratto e nel portamento, quanto poi sia davvero “Signore” politicamente del Pdl è tutto da vedere. I personaggi classici di una classica commedia ci sono tutti, il cast è senza vuoti. Tutti insieme devono stendere, approvare e controfirmare il “Patto dell’Insalata”.

Dell’insalata perché la pietanza da servire al Parlamento, alla maggioranza, al governo, a Bankitalia, alla Bce, all’Europa e ai mercati finanziari deve essere insipida, digeribile e di poca sostanza. Insipida perché non turbi e disturbi nessun palato sociale, digeribile perché lo stomaco elettorale del paese non tollera sollecitazioni ed è già terribilmente irritato, di poca sostanza perché se dentro alla pietanza ci metti “sostanza” gli altri due obiettivi, del niente sapore e della massima digeribilità, li fallisci. Quindi niente riforma dei connotati della previdenza, niente patrimoniale su patrimoni appunto immobiliari e mobiliari. E nessuna decisione “giacobina” su Province e Comuni. E “smagramento” della nuova aliquota Irpef impropriamente chiamata “contributo di solidarietà”. Il taglio, parziale o totale, delle Province sarà “stralciato” dalla manovra, come stralciato sarà l’obbligo di accorpamento dei piccoli Comuni. Il “contributo” si pagherà, se resta, da una soglia di reddito maggiore dei 90mila euro annunciati. Dei tagli ai Ministeri si saprà davvero solo in successivo decreto da scrivere entro il 25 settembre…Dei tagli alle Regioni e ai Comuni qualcosa resterà, qualcosa…Questa è la “Insalata”, sciacquata e condita a misura del “mercato interno”, quello che scambia, pesa, valuta e distribuisce voti elettorali. Il “mercato esterno”, quello che compra i Btp italiani, quello che si fida o non si fida del debito italiano e della crescita economica dell’Italia, quel mercato lì si spera si accontenti dell’insalata scambiandola almeno per un “brodino” che almeno annuncia e introduce il pasto vero che verrà.

Insalata insipida, digeribile e di poca sostanza è quel che serve come il pane e il companatico alla destra che governa, sia nella forma Pdl che in quella Lega. Altrimenti, altrimenti “si perdono le elezioni”. Su questo sono d’accordo sia Bossi che Berlusconi. Il dissenso c’è, ma è su come provare ad evitare di perderle. Nell’insalata Bossi vuole il radicchio delle pensioni intoccabili e l’erbetta dei soldi ai Comuni. Nell’insalata Berlusconi vuole che “a mettere le mani nelle tasche degli italiani” sia una anonima Iva e non una o più tasse “dirette” firmate appunto Berlusconi. Ma, per fare l’insalata ci vuole il cappotto, il Cappotto di Napoleone.

Miseria e Nobiltà, antico e classico film con Totò che tutti hanno visto. Sono in cinque, due mariti disoccupati, due mogli, anzi una “mogliastra” e una figlia adulta. Fanno la fame e un giorno decidono di portare al banco dei Pegni un vecchio cappotto. Totò lo consegna nelle mani del suo amico e gli suggerisce: dopo che l’hai venduto, passa dal macellaio e compra carne, di quella fina e buona e le salsicce…poi passa a prendere le uova, quelle fresche…poi la mozzarella…poi tre chili di pasta, quella di Gragnano…poi due litri di vino…poi dal tabaccaio, due sigari, no quattro…L’amico lo guarda, soppesa il cappotto che ha tra le mani e dice a Totò: “Ma questo che è, il cappotto di Napoleone?”. Ecco ai partecipanti, commensali e sottoscrittori del “Patto dell’Insalata” serve un “Cappotto di Napoleone”. Qualcosa che portato a Bankitalia, alla Bce, ai mercati finanziari, all’Europa, al Parlamento e al paese miracolosamente compri il pareggio di bilancio, l’abbassamento del debito, la credibilità finanziaria a lungo termine, il consenso elettorale, il sì dei sindacati riformisti, cioè Cisl e Uil, il via libera di Confcommercio, l’abolizione della super Irpef e il miracolo di una patrimoniale ma non sui patrimoni (copyright Calderoli). A Totò e all’amico l’operazione “Cappotto di Napoleone” nel film non riesce. Ma quello era un film, nella realtà certamente l’Ingessato, il Dimagrito, lo Scontroso, il Trota e il Giovin Signore saranno più bravi.

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