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Imu neanche Grillo la fa fuori, Parma docet. Eppur Berlusconi, Monti e Bersani..

di Mino Fuccillo |7 Gennaio 2013 15:05

Imu

ROMA – Federico Pizzarotti, sindaco del M5S di Parma, intervistato dal Corriere della Sera, edizione di domenica 6 gennaio: “Per quest’anno non c’è la possibilità di abbassare l’Imu, se non tagliando servizi e non pagando i fornitori che vantano dei crediti. A me non sembra la cosa giusta. L’anno prossimo la faremo calare, governo permettendo, almeno a chi ha concesso affitti calmierati”. Neanche il sindaco di Beppe Grillo, neanche lui ce la fa a togliere o abbassare l’Imu nel 2013, al massimo uno sconticino per pochi, anzi pochissimi nel 2014. Questa è la realtà, il resto son chiacchiere. Chiacchiere in libertà elettorale. Chiacchiere che si scontrano e vengono triturate dalla realtà quando devi governare e cioè pagare i servizi, i fornitori, i creditori…Pizzarotti non è né crudele né ladro e neanche traditore: senza Imu, anche sulla prima casa, non ce la fa, non ce la si fa.

Eppure Berlusconi racconta che appena riarriva al governo subito la toglie. E la sostituisce con più tasse sui giochi e sull’alcol, decreto legge già pronto. E chi vorrà mai a trovare quattro miliardi di euro più o meno quanto vale per l’erario l’Imu sulla prima casa? E chi lo sa, di certo da giochi e alcol quei miliardi non possono venire, le rispettive quote di consumi di entrambi sono in calo e sempre da lì è stato previsto di trovare i soldi per gli esodati, i cassaintegrati, ora anche dell’Imu? E quanto dovrà costare una birra o un gratta e vinci? Eppure sull’Imu che lui la toglie subito Berlusconi ci fa campagna elettorale, anzi è la prima pietra della sua campagna, anzi ne è l’architrave. E sull’Imu che lui toglie subito ci guadagna anche voti, finora un 2/3 per cento ma alla fine di sicuro saranno di più.

Eppure Bersani che ha giurato di dire “la verità al paese” e di non voler “raccontare favole” l’Imu sulla prima casa la vuole togliere, fa capire che sì, insomma, la toglie anche lui. Non a tutti però, solo a quelli che non sono ricchi sfondati. L’Imu Bersani la toglie ad alcuni, l’abbassa per altri, l’alza per altri ancora. Questa è la promessa. Che investe dunque non più solo quattro miliardi ma 24, l’intero gettito dell’Imu. Da “redistribuire”, Bersani farà, dice, cambiare le spalle che portano il peso. Ma non il totale del peso. Ognuno può spewrare di essere quello sgravato, pagheranno di più infatti solo i “grandi patrimoni”. Ma i “grandi patrimoni” son maledettamente pochi per reggere 24 miliardi. Su questo Bersani non dice.

Eppure perfino Monti ha detto dell’Imu: che l’aveva inventata la coppia Berlusconi-Tremonti, che andrà cambiata nella formazione de gettito e nella destinazione. I giornali gli hanno fatto sbrigativamente dire “Cambierò l’Imu”. Monti non l’ha mai detto, forse nemmeno pensato. Però si è adattato con prontezza all’idea che se in Italia vuoi fare campagna elettorale qualcosa contro l’Imu la devi dire o almeno lasciarla dire.

Perché è l’Imu finora la madre di tutte le battaglie della campagna elettorale. Una tassa “storta” perché nata in fretta e basata su criteri di formazione dell’importo da pagare astrusi, obsoleti e anche non calibrati: si paga troppo nelle grandi città e troppo poco nei piccoli centri. Comunque una tassa che in media sulla prima casa fa 280 euro annui. Non una carezza ma di certo non un “salasso”, parola di cui tutti fanno uso improprio. Tassa sulla prima casa che viene gridata come iniqua e assoluta novità. Falso: l’Ici si pagava fino a quattro anni fa. E come esclusiva vampiresca del fisco italiano. Falso: una tassa sulla prima casa si paga quasi ovunque in Europa e in America del Nord.

Eppure se non combatti sul fronte dell’Imu la campagna elettorale ti punisce, sembra un dogma della vita pubblica italiana alla vigilia delle elezioni 2013. Anche se la realtà dimostra oltre ogni ombra di dubbio che l’Imu la puoi e forse la devi rifare ma non la puoi e non la devi cancellare, l’Imu fa o smonta voti. E i giornali e le televisioni si adeguano. Qualche giorno fa un interessante e corretto editoriale di prima pagina firmato Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo rimproverava ai partiti e ai politici di far campagna solo sulle parole, sugli schieramenti, sui posizionamenti, sugli slogan e pure astratti. E di non dire mai nulla di preciso e concreto: dove spendere meno denaro pubblico, chi tassare al posto di chi, quale lobby colpire, quale settore aiutare e quale no…Su questo, su tutto questo la campagna elettorale svicola, anzi neanche si sogna di farci una capatina di queste parti.

Vero, come scrivevano i due giornalisti del “Corriere della Sera”. Però sarà solo colpa dei candidati e dei partiti? Le ascoltano, le leggono le domande dei colleghi ai politici Stella e Rizzo? Tutto un fiorire di caccia alle parole, ai posizionamenti, agli slogan. Per giornalisti, giornali e televisioni quello è il “bottino”: parole, posizionamenti, architetture, slogan. Non vogliono domandar altro, non sanno domandare altro. Anche i migliori. Venti anni circa di nuova e contemporanea professionalità hanno creato e saldato quel circuito per cui il candidato parla di Imu, il giornalista di Imu gli domanda ma entrambi sono legittimati il primo a fare a meno e il secondo a ignorare la realtà dell’Imu. Vale per l’Imu, vale per tutto e nessuno si senta offeso, né i politici né i giornalisti: la realtà è una brutta e mutevole bestia, frequentarla è fatica che non finisce mai di finire. E poi, a mostrare di aver qualche confidenza con la realtà, sondaggi alla mano, ci si rimettono voti o almeno non se ne guadagnano. Infatti l’Imu si abolisce fino a  che non si va al governo (la Parla di Grillo docet) e dall’Imu si prendono un po’ di distanze quando sei sotto il 15 per cento, stavolta docet Monti. Berlusconi di Imu da abolire ci campa, Bersani di Imu da “rimodulare” ci soffre.

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