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Emanuela Orlandi: capelli perizia finita e deludente ma i misteri continuano

di Marco Benedetto |6 Marzo 2014 0:54

Emanuela Orlandi. Un mistero che dura da 30 anni

Il mistero di Emanuela Orlandi continua a partorire altri misteri.

“La perizia sulla ciocca di capelli è pronta, ci è stata consegnata. Lunedì potete venire a prenderne copia”.

Il sostituto procuratore Simona Maisto, che affianca il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo nell’attuale inchiesta sull mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, ha avvertito i legali di tutte le persone avvisate lo scorso 27 luglio dell’inizio delle analisi del dna dei capelli nella busta inviata da un anonimo a Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella Gregori, la 16enne romana scomparsa tre settimane prima della Orlandi.

La busta venne inviata  pochi giorni dopo la consegna del “flauto di Emanuela” alla redazione di “Chi l’ha visto?” da parte del fotografo romano Marco Fassoni Accetti, particolare che può far pensare a una regia comune o a qualcuno che ha comunque voluto sfruttare il grande battage ottenuto con il “flauto di Emanuela”. Per non tralasciare assolutamente nulla, i magistrati decisero di confrontare il dna di quei capelli con i dna degli Orlandi e dei Gregori. Così come avevano già deciso di fare con i dna delle migliaia di ossa sequestrate nell’antico ossario della basilisa di S. Apollinare.

Il perito scelto dai magistrati è Emiliano Giardina, professore di genetica dell’Università di Tor Vergata, lo stesso scelto dai De Pedis come loro perito di fiducia per seguire la vicenda della riesumazione della salma di Enrico De Pedis dal sarcofago nell’ex cimitero sotterraneo della basilica di S. Apollinare e annessa ricerca di eventuali tracce organiche riferibili alla Orlandi.

Gli avvocati che il magistrato Maisto ha avvisato sono gli stessi dello scorso 27 luglio: Ferdinando Imposimato, legale di Maria Pezzano, madre di Emanuela; Martina Pelizzi, legale di Natalina Orlandi, sorella di Emanuela; Massimo Krogh legale di Pietro Orlandi; Nicola Ferraro, legale di Maria Antonietta Gregori; l’avvocato d’ufficio di don Piero Vergari; l’avvocato Maria Calisse, difensore di Marco Fassoni Accetti. Il fatto che quel 27 luglio non siano stati né convocati né avvisati i legali di Sergio Virtù, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni e Sabrina Minardi, tutti indiziati del reato di rapimento e uccisione di Emanuela sulla sola base delle “rivelazioni” della Minardi, indica che già allora i termini erano scaduti per tutti loro. Erano quindi usciti di scena in silenzio quelli che per la Minardi erano i “killer preferiti di De Pedis”, “l’autista di De Pedis” e via fantasticando.

Chi sperava in chissà quale “svolta” dalle analisi sulla ciocca dei capelli rimarrà deluso. Come del resto ogni volta che da ormai oltre 30 anni è stata strombazzata come imminente “la svolta questa volta decisiva”. Comprese le grandi attese scatenate nel 2012 dalla riesumazione del cadavere di De Pedis e della maxi operazione di sventramento del sotterraneo della basilica di S. Apollinarre per portar via le migliaia di ossa del secolare ossario e riesumare la salma di De Pedis.

Se i risultati delle indagini non danno adito a suspence, divampano invece le polemiche nel vasto mondo del web. Per rintuzzare le accuse anche di stalking pregresso rivoltegli dalla sua ex amica Patrizia D. B. nei commenti a un mio articolo, Marco Fassoni Accetti non ha trovato di meglio che far pubblicare da sue collaboratrici nei commenti allo stesso mio articolo e su pagine Facebook la lista delle donne che a suo dire ha “conquistato” a partire chissà perché dal lontano 1975. Soprannominata da molti con sarcasmo “la lista della spesa” e da altri “il carnaio”, eccone il contenuto:

“Questa pubblicazione può sembrare anche buffa e volgare ma è comunque un elenco di testimoni che possono pronunciarsi sul fatto che in passato Marco Fassoni Accetti sia stato o meno un pedofilo ed uno stalker.

1) Nel 1975 Marco Fassoni Accetti ebbe una relazione con tale Elena F., abitante in piazza Capri a Roma.

2) Nel 1977, una relazione con tale Roberta R., abitante in Roma, traversa di viale delle Province

3) Nel 1978, una relazione con Paola C. abitante in Roma, viale Libia

4) nel 1979 con Patrizia D.B., abitante in Roma

5) nel 1980/1981 con Carin Little, studentessa di Stanford

6) nel 1982 sposato con Eleonora C., abitante nel Prato della Signora

7) nel 1986 con Ligeia S., Roma, abitante in ponte Milvio (una delle ragazze nominate come teste presso la Procura)

8) nel 1987 Flaminia C. Roma, via Tripoli

9) nel 1988, con Cristina S. in Roma Montesacro e con Romina B.

10) nel 1989 Tamara H., studentessa, svizzera, abitante in grotta Ferrata

11) nel 1990 Nadia M., studentessa, e Ornella C., Roma Montesacro (altra ragazza teste presso la Procura)

12) 1996 Kristina S. Tedesca di Colonia

13) nel 2000, Dany Astro

14) 2001 Iva S., studentessa della Rep Ceca (anche lei nominata presso la Procura)

15) Barbara L. Studentessa in Roma, via Tripoli

16) 2003 Tatiane D., israeliana

17) 2004 Elmira S., russa

18) 2006 Chiara A., in Roma Monteverde

19) 2007 Dany A.

20) 2013 Elisa S., residente L.

Tutte queste persone i cui nominativi sono già depositati in Procura, possono testimoniare che Marco Fassoni Accetti non è mai stato “INVIDIOSO, POSSESSIVO, OSSESSIVO, SOFFOCANTE E BUGIARDO” per cui non ha mai compiuto azioni di stalking né tantomeno possono raccontare episodi di pedofilia. Tra l’altro lo stalker non ha rapporti frequenti con diverse donne ma nutre un’ossessione verso un solo soggetto. Per cui la signora D.B. Si procuri altrettanti testimoni, come si usa in qualunque vertenza giudiziaria.

La stessa Patrizia D.B. nella sua deposizione verbalizzata dai carabinieri nell’83 conferma che MFA aveva “molto successo con le donne”.

Liste della spesa e carnai a parte, sorprende che le risultanze delle analisi sulle ciocche di capelli siano state comunicate, per l’indagato Marco Fassoni Accetti, all’avvocato Maria Calisse. Il fotografo infatti ha più volte dichiarato di avere sconfessato con una apposita raccomandata ai magistrati la richiesta del suo legale di interrogare una decina di persone per appurare che, o meglio se, il suo cliente dice il vero quando si autoaccusa di avere organizzato lui la scomparsa di Emanuela Orlandi per conto di una “fazione vaticana” in lotta contro un’altra “fazione”. Logico quindi aspettarsi la revoca o le dimissioni sua sponte dell’avvocato Calisse. Che invece ci ha dichiarato: “Non mi risulta alcuna revoca. Sono a conoscenza della raccomandata a cui Lei fa cenno, ma non riguarda la mia revoca. Come indagato non può non avee un difensore. Qualora avesse revocato la scrivente avrebbe dovuto, immediatamente, procedere alla nomina di altro difensor darmene notizia”.

Il mistero Orlandi continua quindi a partorire altri misteri….

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